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Alla Galleria Mazzoleni la pittura è protagonista dell’ampia personale dedicata a Gianfranco Zappettini. Curata da Alberto Fiz, la mostra ripercorre la carriera di uno dei più importanti protagonisti della Pittura Analitica, dalle prime opere degli anni Settanta, fino agli esiti più recenti. Un percorso cronologico che si accosta allo stile museale, per rendere omaggio all’originalità metodologica dell’artista genovese e, al tempo stesso, per riflettere sull’evoluzione della carriera artistica di Zappettini e il suo ritorno sulla scena artistica internazionale, con opere i cui legami inequivocabili con il passato riaprono il dibattito inaugurato negli anni Settanta.
A partire dalle prime sperimentazioni, con le Vibrazioni su superfici acriliche (1967) – serie in acrilico su tela con materiale plastico i cui effetti ottici indotti dagli elementi geometrici richiamano l’Optical Art- l’artista elabora e radicalizza sempre più una concezione della pittura sospesa, avulsa da qualsiasi significato e riferimento esterno. Con le Superfici Analitiche (1973) l’artista prosegue la sua riflessione sull’identità della pittura che diviene pura luce; una luce bianca che con linee verticali e orizzontali taglia l’opera, definendo il confine tra forme geometriche pure che racchiudono variamente campiture monocrome bianche. La tela diviene il luogo ove operare un processo catartico della pittura, liberandola da ogni stratificazione di senso e interpretazione concettuale, rivendicando l’autonomia di un linguaggio scevro di ogni pretesa di significato che non sia la pittura in sé, oggettivandola e allontanandola da ogni tentativo di referenzialità mediante l’astrazione che la riduce quasi a puro significante.
Nel ciclo delle Tele sovrapposte, presentato a Documenta di Kassel nel 1977, l’effetto pittorico finale è riconducibile al processo di stratificazione di quattro tele sulle quali l’artista traccia linee a grafite sempre più diradanti. In questo caso la pittura dichiara il proprio linguaggio che esclude ogni possibilità d’interpretazione; mediante un lessico archetipico, fatto di forme geometriche e colori primari e, per questo, in grado di rinnovarsi e confermare la sua attualità. In questo senso si colloca la più recente produzione dell’artista; il ciclo La Trama e l’Ordito iniziato nel 2004 mantiene delle costanti e degli elementi di continuità con le opere degli esordi. Permangono il rigore geometrico della composizione, suggerito anche dal titolo di questa serie che rinvia a una successione e incrocio di linee orizzontali e verticali, il ricorso agli elementi primari e alla tecnica della sovrapposizione dei materiali ma, al tempo stesso, introduce nuovi e imprevisti elementi che risentono del cambiamento personale dell’artista. Ritornano il blu e il rosso degli esordi, ma appaiono anche incursioni di arancione (La Trama e l’Ordito n. 32, 2008) ed effetti compositivi che talvolta lasciano intravedere figure geometriche di fondo, oppure effetti di rilievo o di rientranza suggeriti da segmenti ortogonali e diagonali che interferiscono con la superficie e scandiscono in primo piano la composizione. L’aspetto più interessante è rappresentato dall’uso del colore, da elementi cromatici e pittorici inediti, sfrangiati, indefiniti, sfumati (La Trama e l’Ordito, n. 19, 2012). In alcune opere il rigore compositivo lascia un spazio ad un accenno di incertezza, relegato ai margini della tela, oppure esplode, dilaga come una macchia informe e fluttuante che incontra altri colori sullo sfondo di un reticolo geometrico che sembra passato in secondo piano, che lascia intuire qualche influenza soggettiva e autoriale. In questi fattori compositivi e cromatici è possibile cogliere l’evoluzione di un linguaggio che ritorna per proseguire un’indagine che pone nuove riflessioni sulla tecnica pittorica, su tutte le implicazioni e la complessità di una metodologia manuale.
L’artista, dal canto suo, adotta ogni riguardo per mantenere le distanze dall’opera affinché questa non rechi alcun riferimento autobiografico. Per fare ciò Zappettini si avvale di un modus operandi fondato sull’adozione di strumenti e tecniche industriali: rulli da imbianchino, colori industriali, resine, vernici e i wallnet, rete in fibra di vetro utilizzata nell’edilizia per armare la rasatura degli intonaci.
Da questo confronto emerge una volontà di promozione e rivalutazione critica dell’opera dell’artista italiano che rinnova la propria riflessione aprendola a nuove e possibili declinazioni, e trova un’eco internazionale nell’altra grande esposizione organizzata nella sede londinese della Galleria: Pittura Analitica 1970s (18 maggio-23 luglio 2016). Due anteprime, in Italia e in Inghilterra, nell’anno in cui la Galleria Mazzoleni celebra anche il trentesimo anniversario di attività della sede torinese.
Manuela Santoro
mostra visitata il 16 giugno 2016
Dal 5 maggio al 10 luglio 2016
Gianfranco Zappettini, a cura di Alberto Fiz
Galleria Mazzoleni
Piazza Solferino 2, Torino
Orari: martedì-sabato 10.30-13.00, 16.00-19.30. Domenica e lunedì chiuso.
Info: www.mazzoleniart.com