Le opere selezionate, sia di artisti italiani che stranieri, risalgono tutte agli anni settanta: a quei tempi, infatti, se il concettualismo da un lato trovava la sua massima espressione nella parola scritta – tradotta in un graffito su un muro o riportata su un qualsiasi supporto cartaceo, dall’altro scopriva in svariate ed audaci forme di comunicazione, profondamente innovative, un tramite perfetto per trasferire idee e principi – si pensi alle installazioni, alla videoarte o appunto al mezzo fotografico. Grazie a questa esposizione è possibile indagare molteplici scelte interpretative differenti, dagli studi sul corpo – come testimoniano gli scatti di Giuseppe Penone e Gina Pane – alla ricerca attraverso il luogo ed il paesaggio (Viaggio al paese, Bruno Locci; Week end – Atlante, Luigi Ghiri). Alcuni autori, inoltre, sembrano soffermarsi con una certa attenzione sul proprio sé (Aldo Tagliaferro, L’Io ritratto) o ancora su mosse e movenze particolarmente evocative (Gesti sul piano, Giuseppe Chiari). La fotografia diviene un veicolo per il concetto, talvolta si trasforma in complemento di vere e proprie installazioni ed altre in supporto visivo, in una sorta di base per ulteriori interventi grafici (Autopritratti – Smorfie, Guglielmo Achille Cavellini). Ciò che assume un significato piuttosto importante, oltre alla possibile traduzione in arte di teoremi e dissertazioni, è la testimonianza dell’azione, il poter rendere e riprodurre con una creazione visibile e statica un avvenimento, un qualcosa che si è mosso nel tempo e nello spazio. Proprio come dimostrano Ebrea di Fabio Mauri (immagine ricavata da un’esibizione del 1971) e C’era una volta un re di Luigi Mainolfi (Galleria Comunale di Bologna, 1977). Tra i pezzi più interessanti, da ricordare Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio di Franco Vaccari: uno degli aspetti più significativi emergenti grazie a quest’ultimo, ma altresì in virtù dell’intera mostra, è che l’opera d’arte – al fine di raccontare una storia – può servirsi contemporaneamente di strumenti dissimili e inglobare fotografie, parole e performances riconducibili a periodi differenti, soverchiando così i principi di materialità e di limite spazio-temporale. La proposta di Vaccari, inoltre, comprendendo l’azione-adesione dello spettatore e la conseguente testimonianza di quest’ultima, lascia avvertire il potenziale di un altro rilevante fattore – l’accidentalità data dalle reazioni del pubblico, certamente indipendenti dalla volontà diretta dell’autore. Tra i lavori più intensi e di forte impatto, si ricordano quelli di Otto Muhl e Urs Luthi, Azione con bambino di Gunter Brus, Relation in space di Marina Abramovic e Ulay.
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mostra visitata il 26 ottobre 2002
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Torino, Galleria Martano, Via Principe Amedeo, 29
Tel 011 8177987
Dal 19 ottobre al 10 dicembre 2002.
dalle 15.30 alle 19.30, dal lunedì al sabato; mattino su appuntamento.
Ingresso libero[exibart]