Monocromi neri, lucidi, minimali, in linea con la più pura concettualità. È questa la produzione recente di dipinti di
Alessandro Bulgini (Taranto, 1962), incentrati su una tematica di notevole attualità: l’eresia. Il pensiero va ai grandi eretici della storia, che provocarono scismi laceranti e dolorosi, fondamentali per avviare un processo di rinnovamento ideologico. Trasferire alla realtà attuale questo concetto significa porre in evidenza la volontà di sottrarsi al dogmatismo, attraverso la sfida, con il coraggio di sostenere un’idea anche a caro prezzo, nel nome della libertà di pensiero. Significa altresì circondare di un’aura mistica l’eresia, evidenziando l’ascesi, la contemplazione, il bisogno di lasciarsi alle spalle una mondanità carica di simulacri e di false credenze. Non siamo forse eretici, quando rifiutiamo l’imposizione mediatica? Non è eretico l’artista che cerca un percorso al di fuori dai condizionamenti delle mode, dell’
iper e del
post?
Nella mostra
Hairetikos – Riflessione,
Bulgini si esprime attraverso il nero, il colore notturno dell’assenza, dell’abisso, del
vacuum da cui tutto diviene. La mancanza di luce evoca la luce stessa che, in questo caso, è illuminazione interiore. Viene privilegiata la forma perfetta del cerchio, peraltro ambigua, se è vero che può indicare il “circolo vizioso” nel quale spesso l’uomo contemporaneo si dibatte, non trovando vie d’uscita.
Il nero dei dipinti ha una superficie lucida, riflettente: diventa uno specchio nel quale lo spettatore vede affiorare figure dalla consistenza fantasmatica. È un gioco o una provocazione l’idea di scoprire e ricoprire, svelare e, al contempo, nascondere? Bulgini sembra affermare che la realtà è ambigua; in ogni cosa si cela un aspetto umbratile, latente. La stesura del colore prevede in ultima battuta l’intervento di uno spruzzo da carrozziere che fissa il colore come se fosse vernice per auto: l’insieme, di grande raffinatezza formale, esalta ancor più il mistero.
Nelle due sale della galleria sono disposti mobili Ikea bianchi, bassi, tutti uguali, in fila, in modo da realizzare un percorso obbligato che raccorda gli spazi, ridefinendoli. Su tre di essi sono collocati in posizione strategica tre dischi neri, lucidi, di grande formato: due nella stessa sala, a guardarsi frontalmente, l’altro nel secondo spazio, in una prosecuzione silenziosa del dialogo, a distanza.
Avvicinandosi lo spettatore individua, sotto la superficie, traslucide figure, due femminili, assorte, una maschile, con le mani sollevate sopra il capo. Lo specchio diventa un modo per autoconfrontarsi, per cercare di mettere a nudo le ombre dell’esistenza e ripartire di lì per ritrovare la luce. Interiore, si capisce.
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come è possibile che le opere di Bulgini, (seppur bravissimo artista che io comprerei subito a condizioni diverse)costi queste cifre??? Bah!!?!?!?!
Bulgini è un bravo, bravissimo artista. I suoi lavori necessitano mesi e mesi di paziente e minuzioso lavoro. E sono preziosi ancora prima di essere opera d'arte finita. Ecco perchè costano tanto.
hai ragione.... ma se devo spendere 10/15 mila euro, scelgo un artista con ben altro curriculum e di diverse prospettive!!!!
Si bravo, comprati un curriculum, scelta coraggiosa
ti morderei il cranio
ossessiv
Caro Piero, allora fammi vedere se hai il coraggio di acquistare una opera del pur bravo Bulgini a 15mila euro.....
Tra qualche anno ti richiamo e ti chiederò se la hai rivenduta ed a quanto.......