Si intitola “C-CUT – Homo Ab Homine Natus”, ovvero “Da umano a umano”, la terza personale di Francesco Vezzoli alla Galleria Franco Noero (sede di Piazza Carignano), a Torino.
Eppure, al sottoscritto, piacerebbe anche definirla ufficiosamente una “Mise en abyme”, perché come una sequenza re-duplicata (come in alcune fotografie di Duane Michals, per esempio) la mostra di Vezzoli (allestimento di Filippo Bisagni) è un per me una sorta di wunderkammer che, nonostante sia vuota e composta principalmente di puro colore, contiene una serie di proiezioni indelebili, che attraversano il “genius loci” della città.
Viene da considerare questo nuovo progetto di Vezzoli (Brescia, 1971) un vero e proprio site-specific urbano, una specie di monumento a Torino, alla sua immagine e alla cinematografia.
Iniziamo entrando da Noero, utilizzando le scale: all’ammezzato del Palazzo troverete la porta del Bar Cavour: uno specchio vi rifletterà, proprio come accade all’ingresso di Casa Mollino. È immediata da capire la simbologia: secondo il feng shui, uno specchio addosso alla porta di casa respinge l’energia benefica di chi entra, e vi metterà in soggezione. Siete davvero i benvenuti?
Francesco Vezzoli, C-CUT Homo Ab Homine Natus
Varcata la soglia della galleria, invece, una serpentina rosso fuoco segue il perimetro di tutte le vuote stanze, irrorando sanguinariamente l’ambiente e portandovi, come in ogni film horror che si rispetti, alla scena del crimine: al centro del salone, su un piedistallo, ruota come un carillon una statua da giardino in cemento del XX secolo, che rappresenta un milite romano, ma potrebbe essere tranquillamente un’anonima statua funebre. Sul suo volto rigato da una lacrima nessuna grande emozione, sulla sua schiena invece uno squarcio dal quale esce una testa virile marmorea originale del periodo tardo repubblicano (circa 50 AC – 37 DC). È un omaggio a un taglio di Fontana miracoloso, alla Zeus per intenderci, anche se Fontana sulla nascita delle lacerazioni della tela era piuttosto carnale: “L’idea del taglio mi è venuta dalla figa di V”, è la dichiarazione che l’artista dello Spazialismo aveva dato a Giancarlo Politi, episodio esilarante descritto in uno degli “Amarcord” che settimanalmente l’editore lancia via e-mail.
Eppure, a me, piace pensare che il sia un omaggio alla schiena massacrata di Giuliano Gemma in Tenebre, così come la musica che accompagna la rotazione della statua firmata da Wendy Carlos è nella mia mente una prosecuzione ideale delle note dei Goblin, che firmarono la colonna sonora di Profondo Rosso.
La stessa “mise en abyme” circolare per cui penso che anche Dario Argento, sempre nel suo capolavoro del 1975, citò Edward Hopper e i suoi Nighthawks con il Blue Bar (finto) di piazza CLN, e con lo stesso film ritorna in luce il pensiero di un altro specchio: quello che accoglie il volto dell’assassino sulla pellicola, e che invece nella stanza di Noero permette (sono 4 qui, in realtà) una dissoluzione e un’illusione della scultura e dei suoi particolari. La stessa statua rotante, ancora, che apre nella mente le immagini degli innumerevoli uomini di pietra che stazionano al centro di tantissime piazze torinesi, sentinelle vegliarde i cui occhi hanno attraversato il tempo e continuano ad osservare la città e i suoi misteri.
Siamo tutti debitori di un immaginario: Vezzoli, dopo la “grande prova” alla Fondazione Prada di Milano, con il supporto della RAI, stavolta ci consegna una piccola perla alla quale ci prepara e ci congeda in pochi minuti, facendoci riflettere anche sui nostri passi e sulla volontà umana – pericolosa? – di interpretare il mistero.
Matteo Bergamini
Mostra visitata il 3 novembre 2019
Dal’1 novembre al 12 gennaio 2019
Francesco Vezzoli, C-CUT Homo Ab Homine Natus
Galleria Franco Noero
Piazza di Caringnano 2, 10123 Torino
Orari: da martedì a sabato dalle 12:00 alle 20:00
Info: http://www.franconoero.com/, 011 882208, info@franconoero.com