Il titolo Viaggio al termine della notte della seconda personale di Nicola Pellegrini (Milano, 1962) alla galleria Luigi Franco sembra essere il filo conduttore che accomuna tre video-installazioni e l’esposizione di venti fotografie; in realtà, oltre allo spunto del viaggio e del “divenire” del giorno, colpisce soprattutto la forte riflessione sullo spazio pubblico e privato, sullo spazio condivisibile e individuale.
Nella prima video-installazione Io sono, tu sei, egli è (2003) osserviamo tramite la telecamera “fissa” dell’artista la parte di una palina milanese in cui, banalmente, il tram arriva, si ferma, riparte, ma lo spostamento sembra infinito a causa del falso movimento sviluppato dal montaggio delle diverse sequenze di ripresa raccordate sull’immagine del soffietto del tram. La percezione suscitata è quella di un moto perpetuo e sempre differente, intervallato dai primi piani dei viaggiatori osservati attraverso i finestrini. Il gioco visivo propone un intreccio di diversi piani prospettici: quello esterno al tram, quell’interno (i viaggiatori) e quello oltre alla pensilina, attraverso il mezzo pubblico, con la presenza di un negozio e dello svolgersi della vita metropolitana. Il video è accompagnato da un sonoro (in cuffia) col montaggio di spezzoni audio-
Ad accomunare questa videoinstallazione con la seconda Al fuoco! è proprio la scelta di riavvalersi del linguaggio cinematografico: qui in un ambiente totalmente buio si staglia la proiezione di un fornello a gas sul pavimento nero, una sorta di focolare domestico, attorno al quale è possibile sedersi e dove il racconto orale è demandato agli audio-spezzoni di alcuni film. Poco importa riconoscere le voci degli attori o le pellicole da cui provengono, analogamente alla precedente installazione Al centro dell’inabitabile, il mobile definisce uno spazio addomesticato che i gatti, i libri e gli uomini abitano serenamente (Palazzo delle Papesse, 1999) l’intenzione è prettamente diamesica. Dice Pellegrini: «L’idea di sottrarre un’immagine a vantaggio di una descrizione fatta di parole è un modo di rivalutare l’immagine stessa». Tuttavia è facilmente intuibile che in questi lavori il concetto di spazio e architettura e soprattutto di limite-confine, come luogo privilegiato di osservazione, siano assai importanti.
In particolar modo in Camere con vista (2003) le venti foto documentano la performance di Pellegrini alla recente edizione di TusciaElecta: il soggetto delle foto è un camion-container privo di pareti laterali ed allestito come una frugale abitazione. L’architettura itinerante è stata utilizzata pubblicamente come “dimora” occasionale, nomade, frammentata; al suo interno era possibile ascoltare le testimonianze di vita di immigranti agricoli immigrati nel Chianti per lavorare.
Si conclude la visita la non chiarissima videoinstallazione Viaggio al termine della notte (1995) nel cui microscopico schermo a cristalli liquidi intravediamo i piedi dell’artista in un camminare in tondo. Che scandisce il trascorrere dalla notte al giorno…
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pietro bussio
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sorry... what's the meaning of 'diamesica'?