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che bussa alla tua porta”. E chissà se almeno lei, l’opera, dopo tanto
insistito picchiare all’uscio è riuscita a varcare con piede fermo la soglia
sdrucciolevole di Gregorio Botta
(Napoli, 1953; vive a Roma).
Un lavoro in limine, il suo, fluidamente sospeso fra
le antinomie del bianco e del nero, che si sottrae alla pienezza della
fruizione rintanandosi nelle pieghe del mistero. Perché, oltre l’elementare
rigore della struttura compositiva, fedele alla proporzione del rettangolo, c’è
un “dietro” imperscrutabile e
sfuggente, diviso dalla realtà solo da un sottilissimo strato, da approcciare,
più che per vaghe congetture, per evocazioni e deduzioni. E l’equivalenza tra
visione e illusione non è affatto semplificata dalla rarefazione tecnica di un
astrattismo basico, che scivola sempre più libero sul vetro, in una diafana
altalena tra corpo e leggerezza che intende risalire alle radici dell’immagine.
Pittura? Scultura?
Reperire una casella nello schedario dei generi non è un assillo, così come non
lo sono le definizioni inoppugnabili, quella “parola” che, per dirla alla Montale, “squadri da ogni lato […], e
a lettere di fuoco” il senso ambiguo di una vita incerta. Il fuoco serve,
tutt’al più, a scandire lentamente il tempo e a sciogliere il materiale che di
questo intendere è l’emblema: la cera. Malleabile, mutevole. Sposa ben
assortita dei metalli, nella contrapposizione caldo-freddo.
Una cera che è donna,
dalla pelle sensibile e ricettiva, pronta ad accogliere qualsiasi segno vi
venga impresso, foss’anche una ferita, così come a cancellarlo con un colpo di
pollice. Cosa viva, come vivi sono la fiamma e l’acqua. Triade caduca
sintetizzata nel culmine del percorso torinese, i Lari, coppia di urne gemelle che riverbera la propria luce sul muro
con acquoree trasparenze. E come una piccola ara diventa ciascun’opera, con
tanto di ciotolina votiva e di fasce di lino ben ripiegate, quasi infule
sacerdotali che custodiscono il segreto di una pittura cui dovrebbero offrire
supporto.
Piccole edicole
dall’anima arcaica, esiti “naturali” di una ricerca partita dall’encausto e via
via approdata all’esplorazione di altri elementi (ad esempio l’aria, nel Respiro “nascosto” oltre un anno fa alla
romana Fondazione Volume!), in un tracciato fatto di canoni, più che di dogmi.
Personale
a Bologna
Ai
Magazzini del Sale di Siena
anita pepe
mostra visitata il 25
settembre 2010
dal 23 settembre al 13 novembre 2010
Gregorio Botta –
Fisica minima
Weber & Weber Arte Moderna e Contemporanea
Via San Tommaso, 7 (zona via Garibaldi) – 10122 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 01119500694; alberto.weber@libero.it
[exibart]
Bell’articolo! E’ il vicedirettore di repubblica? Chapeau!!!