Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
24
luglio 2008
fino al 14.IX.2008 Collectors 2 Caraglio (cn), Il Filatoio
torino
“Questa opera deve stare in un museo”, diceva Indiana Jones. Ora il concetto di collezione privata sta cambiando. Attraverso le opere della collezione Alpigiani, questa rassegna ci mostra come...
di Stefano Riba
Se il pubblico non va alla collezione è la collezione ad andare dal pubblico. È storpiando l’antico proverbio di Maometto e la montagna che si capisce meglio il concept che sta alla base di Collectors 2, seconda edizione della serie di mostre omonima.
Anche se alcune collezioni, come La Gaia dei Viglietta, quella Maramotti, quella Gori o la neonata Zegna sono già passate dal privato al pubblico, inaugurando spazi espositivi più o meno aperti a tutti, l’aggettivo “privata” spesso continua però a significarne l’inaccessibilità ai visitatori esterni. La serie Collectors, iniziata nel maggio 2006, porta al Filatoio di Caraglio una rinnovata figura del collezionista, che non si rifà più all’immagine di un appassionato d’arte chiuso in una casa-cassaforte dove nasconde tesori invisibili, ma che diventa quasi un nuovo mecenate.
Dopo Collectors 1, che riunì numerose opere, anche se pur sempre la punta dell’iceberg, della collezione La Gaia, ora è la volta di una ventina di lavori appartenenti alla collezione di Renato Alpigiani.
Le opere in mostra tracciano il profilo di un collezionista che forse sarebbe piaciuto anche a Karl Marx. Non è il collezionismo di chi vuole trasformare la propria casa in un museo personale, ma di chi, pur acquistando privatamente le opere, vuole renderle fruibili a tutti. Il torinese Alpigiani è una figura lungimirante che, fin dagli anni ’80, ha scandagliato tutte le correnti che hanno determinato una svolta nella concezione odierna dell’arte contemporanea. È nata così una collezione che, per volontà e per vincoli spaziali -alcuni lavori non potrebbero fisicamente entrare in un’abitazione privata-, proprio non si adatta a star chiusa tra le mura domestiche.
Lo dimostrano esempi come Tutti giù per terra di Lara Favaretto, un cubo di tre metri per lato in cui quattro potenti ventilatori fanno vorticare senza sosta una tonnellata di coriandoli; Fucked di Sarah Lucas, tavolo su cui si condensano gli stereotipi sulla vita “subordinata” della donne; le 28 opere di Carol Rama, che spaziano dal 1937 al 2005 e che tracciano tutto il percorso artistico della straordinaria artista torinese; e Garbage Bag di Sislej Xhafa.
Ma soprattutto testimonia la natura errante di questa collezione Fin de siècle dei General Idea, rappresentazione in lastre di polistirolo del pak antartico su cui dormono tre foche in peluche di dimensioni reali. Un’installazione che, prima del Filatolio di Caraglio, è stata esposta al Musée d’Art Moderne di Parigi, al Cadmen Arts Centre di Londra, al Power Plant di Toronto, alla XXIV Biennale di San Paolo, al Koury Wingate di New York e al Kustverein di Stoccarda.
Ci sono poi lavori storici come Bossy Burger, residui materiali e fotografici tratti dall’omonima performance di Paul McCarthy, Black shale on European wood dell’artista nativo americano Jimmie Durham, C’est la vie di Silvie Fleury, Cigarette piece di David Hammons, i tre lavori di Jim Lambie e Ricucire, un’opera che fa riscoprire il grande talento di un’artista poco conosciuta come Marisa Lai.
Se la pensate come Indiana Jones e il suo “questa opera dovrebbe stare in un museo”, allora è la mostra che fa per voi.
Anche se alcune collezioni, come La Gaia dei Viglietta, quella Maramotti, quella Gori o la neonata Zegna sono già passate dal privato al pubblico, inaugurando spazi espositivi più o meno aperti a tutti, l’aggettivo “privata” spesso continua però a significarne l’inaccessibilità ai visitatori esterni. La serie Collectors, iniziata nel maggio 2006, porta al Filatoio di Caraglio una rinnovata figura del collezionista, che non si rifà più all’immagine di un appassionato d’arte chiuso in una casa-cassaforte dove nasconde tesori invisibili, ma che diventa quasi un nuovo mecenate.
Dopo Collectors 1, che riunì numerose opere, anche se pur sempre la punta dell’iceberg, della collezione La Gaia, ora è la volta di una ventina di lavori appartenenti alla collezione di Renato Alpigiani.
Le opere in mostra tracciano il profilo di un collezionista che forse sarebbe piaciuto anche a Karl Marx. Non è il collezionismo di chi vuole trasformare la propria casa in un museo personale, ma di chi, pur acquistando privatamente le opere, vuole renderle fruibili a tutti. Il torinese Alpigiani è una figura lungimirante che, fin dagli anni ’80, ha scandagliato tutte le correnti che hanno determinato una svolta nella concezione odierna dell’arte contemporanea. È nata così una collezione che, per volontà e per vincoli spaziali -alcuni lavori non potrebbero fisicamente entrare in un’abitazione privata-, proprio non si adatta a star chiusa tra le mura domestiche.
Lo dimostrano esempi come Tutti giù per terra di Lara Favaretto, un cubo di tre metri per lato in cui quattro potenti ventilatori fanno vorticare senza sosta una tonnellata di coriandoli; Fucked di Sarah Lucas, tavolo su cui si condensano gli stereotipi sulla vita “subordinata” della donne; le 28 opere di Carol Rama, che spaziano dal 1937 al 2005 e che tracciano tutto il percorso artistico della straordinaria artista torinese; e Garbage Bag di Sislej Xhafa.
Ma soprattutto testimonia la natura errante di questa collezione Fin de siècle dei General Idea, rappresentazione in lastre di polistirolo del pak antartico su cui dormono tre foche in peluche di dimensioni reali. Un’installazione che, prima del Filatolio di Caraglio, è stata esposta al Musée d’Art Moderne di Parigi, al Cadmen Arts Centre di Londra, al Power Plant di Toronto, alla XXIV Biennale di San Paolo, al Koury Wingate di New York e al Kustverein di Stoccarda.
Ci sono poi lavori storici come Bossy Burger, residui materiali e fotografici tratti dall’omonima performance di Paul McCarthy, Black shale on European wood dell’artista nativo americano Jimmie Durham, C’est la vie di Silvie Fleury, Cigarette piece di David Hammons, i tre lavori di Jim Lambie e Ricucire, un’opera che fa riscoprire il grande talento di un’artista poco conosciuta come Marisa Lai.
Se la pensate come Indiana Jones e il suo “questa opera dovrebbe stare in un museo”, allora è la mostra che fa per voi.
articoli correlati
La prima tappa della rassegna
stefano riba
mostra visitata il 22 giugno 2008
dal 12 aprile al 14 settembre 2008
Collectors 2. La collezione Alpegiani e Avamposti
a cura di andrea Busto
Il Filatoio
Via Matteotti, 40 – 12023 Caraglio (CN)
Orario: da martedì a sabato ore 14,30-19; domenica ore 10-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3
Catalogo Marcovaldo
Info: tel. +39 0171618260; fax +39 0171610735; info@marcovaldo.it; www.marcovaldo.it
[exibart]