La project room del Centro Italiano per la Fotografia propone un interessante confronto e dialogo fra le opere del celebre fotografo americano Edward Weston, e un corpus di disegni e dipinti dei più importanti minimalisti americani: Dan Flavin, Donald Judd, Sol Lewitt, Fred Sandback e Richard Serra. Curata da Francesco Zanot, la mostra sembra racchiudere in sé tre percorsi interdipendenti. Mediante il confronto di due esperienze artistiche cronologicamente avulse tra loro, il percorso espositivo traccia con opere significative l’evoluzione del linguaggio fotografico di Weston, dagli esordi di stile pittorialista alla progressiva adozione di quegli stilemi che contrassegnano la sua produzione successiva. Al tempo stesso l’esposizione costituisce l’occasione per conoscere attraverso questa campionatura, il carattere della collezione di Philip e Rossella Rolla dalla quale provengono le opere esposte; una collezione contrassegnata dalla passione per l’arte contemporanea, in particolare per il Minimalismo e per la fotografia.
La mostra mette in luce gli elementi di contatto tra due mondi apparentemente distanti, osando una lettura di consonanze stilistiche, di variazioni anche minime ma significative, che rivelano effettivamente l’esistenza di una metodologia affine che sottende le opere. E, in questo senso, è interessante notare come i disegni dei minimalisti americani creino una sorta di ‘radiografia’ che mette in risalto le affinità con le fotografie di Weston e le sue peculiarità.
Il disegno geometrico ricerca elementi di contatto con le fotografie, esalta le caratteristiche del soggetto e rinvia, al tempo stesso, ad un modus operandi, a una progettualità della composizione comune.
Così, vicino al ritratto di James George Beach (1916) si affianca l’opera di Fred Sandback, Untitled (1980). Il rigore, la neutralità dello sfondo, la precisione e nitidezza della messa a fuoco delle opere successive agli anni ’20 rendono ancora più forte questo dialogo. La ripetizione, il rigore, l’essenzialità ricorrente nelle opere dei minimalisti, si ritrova anche nei ritratti realizzati quasi con una metodologia seriale e, al tempo stesso, con nitidezza descrittiva da Weston, restituiti in serie di fotografie di identico formato, modulari,ma con leggere variazioni nella posa dei soggetti che si stagliano su sfondi essenziali. In questo senso appare significativo il monocromo nero di Richard Serra, Alberta Hunter (1984), che sembra dialogare con i due ritratti di Dorothy Brett (1933) esposti nella parete di fronte, in cui il soggetto è isolato dal contesto, quasi sospeso nell’essenzialità della composizione.
Non solo i ritratti ma anche l’attenzione per i dettagli anatomici del corpo mettono in evidenza l’attenzione ossessiva per i volumi e le linee restituiti in inquadrature nitide che sublimano, paradossalmente, l’immagine realistica a elemento di astrazione geometrica.
La mostra suggerisce una chiave di lettura che indaga nuovi e possibili punti di incontro tra arte e fotografia confermando come quest’ultima sia sempre stata attiva e partecipe dei cambiamenti dell’arte.
Manuela Santoro
Mostra visitata il 10 maggio 2016
Dall’11 maggio al 14 agosto 2016
Edward Weston. Il corpo e la linea
CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, Torino
Orari: Lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 11.00-19.00; giovedì 11.00-21.00