“Estraneo al tuo cuore”. Così recita un verso della canzone Stranger, scritta dal musicista nonché multiforme artista Christian Rainer (EU, 1976), fulcro d’origine di un video realizzato in collaborazione con Karin Andersen (Burghausen, Germania, 1966) per l’omonima mostra -curata, come questa, da Gianluca Marziani- alla galleria De Faveri Arte di Feltre (Belluno) lo scorso aprile. Un frammento del video -estrapolato e adattato in forma di “quadro digitale”- campeggia in questa collettiva che inaugura l’innesto della genovese Passo Blu nel fertile tessuto artistico torinese. Qui la Andersen si priva del proprio consueto protagonismo fisico per donarlo alle fattezze aliene di un altro personaggio (Rainer) mentre, straniero anche a sé stesso, si aggira con disarmante stupore lungo scenari di estrema normalità.
Diversità e ibridazione. Estraneità e contaminazione. Sono proprio questi i termini suggeriti dal tema unificante dell’esposizione Epidermis, dove la pelle mutante della Andersen, teneramente disturbante all’interno di fondali favolistici, si affianca alle sperimentazioni genetiche elaborate sulle superfici scabre e psichedelicamente fluorescenti delle strutture di Vittorio Valente (Asti, 1954). Novelli totem in silicone, trattato con vari materiali a simulare allarmanti escrescenze epidermiche, che si ergono a monito di possibili derive scientifiche perpetrate ai danni di uomini e forme naturali. Tutto questo di fronte ai volti mascherati di Massimo Festi (Ferrara, 1972), in pittura mediale riversata su tela, a trattenere tracce glamour di identità prelevate da realtà fintamente patinate. Per svelarne poi tramite un nuovo artificio, questa volta tecnologico, la sublime inconsistenza di tale copertura pseudoprotettiva.
Ancora mutazioni, però addolcite dalla dichiarata natura ludica, nelle creazioni plastiche di Corrado Bonomi (Novara, 1956), dove flotte di clandestini trasmigrano adagiati cautamente sul dorso di colossali balene. Tra schiere di ovini impilati in strategico equilibrio a formare il cromosoma X della pecora Dolly e improbabili busti rinascimentali composti da un brulicante microcosmo di animaletti-giocattolo. E, infine, l’immaginario straniante di Luisa Raffaelli (Torino), racchiuso in una sorta di scatolone mediatico, ben congegnato in ogni dettaglio di costruzione scenica al limite di certo iperrealismo americano. In cui a dominare è l’archetipo femminile fatto persona, anzi -per dirla con Gianluca Marziani in catalogo- pura “epidermide che registra emozioni e sentimenti, intelligenze ed involuzioni, eventi privati e globali”.
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claudia giraud
mostra visitata il 26 settembre 2006
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credo che l'immaginario collettivo sia una fonte di ricerca e stimolo dal quale filtrare il vero e il nuovo. a parte la recensione o lo spazio, la mostra mi è parsa interessante, buoni gli artisti ed il curatore, le opere avevano sinergie epidermiche. agli altri e al resto rimangono le allergie ah ah ah. Torino è molto stimolante!
...Germinazioni sintetiche dal biomorfismo pronunciato contro distese di fotopittura digitale...
ma per favore
...Bella Galleria... ma ancora con questi 4 quadretti appesi al muro? Fate lavorare anche chi fa qualcosa di VERO e NUOVO, chi fa RICERCA e non chi ancora fa quadretti con foto prese da internet... è tutto già visto e RIPETITIVOOO!!!
Ho visto la mostra e sono rimasta positivamente sorpresa, molto bella anche la gallery.
Ragazzi siamo seri... allora parlo dell'ARTE e spero che i galleristi aprano gli occhi: ci sono mostre in giro come a Madrid ad esempio con Artisti veri che fanno cose che DICONO qualcosa. L'Arte non è più il quadretto appeso al muro fatto con photoshop... anche se ci sono alcune eccezioni... ma parlo di opere digitali che non rimangono fini a se stesse e cioè all'estatica e basta. Ci deve essere contenuto e anche forte.
Ci sono artisti geniali con idee ottime che fanno cose interessanti che meriterebbero molto più ma non gli è data la visibilità che invece viene data troppo spesso in Italia a questi quadretti.
Andate a vedere mostre, artisti che fanno delle installazioni video oserei dire davvero spettacolari e con un senso e concetto di fondo.
Ma questo è solo un mio suggerimento...
PS: Torino sì è una città dove l'Arte potrebbe sfondare anche meglio di così... ma se continuano con queste cose collettive banali e viste già... è un peccato ecco tutto.
i "quadretti" da parete come li chiami tu li hanno sempre fatti da rembrandt, van gogh, francis bacon e ancora li fanno la saville e tanti altri, lo sappiamo che è esistito duchamp, come esistono barney o cattelan, o hirst e tutto questo è specchio del nostro mondo/tempo, deve essere così. in merito a questa mostra contro la quale ti accanisci non mi è parsa banale forse un pò ruffiana, forse hai un problema con la galleria in questione che non mi sembra male come è partita, o forse con gli artisti che ho trovato invece interessanti, la Andersen è sempre poetica e stimolante (lavora anche con video e installazioni), Festi è un esordiente dal linguaggio e dai contenuti accattivanti (lavora anche con video e performance), la Raffaelli forse un pò ripetitiva ma inscena storie di una profonda femminilità. Bonomi e Valente non avevano appeso i "quadretti". Non ho visto solo estetica e filtri patinati ti dico la verità, dentro c'era contenuto. o il problema forse è con Marziani che credo abbia svolto un lavoro discreto (poteca fare meglio). la visibilità bisogna conquistarsela, non frustrarti a criticare le gallerie, i curatori (soliti), e gli artisti (soliti) ma mostra il tuo lavoro, la tua ricerca o se semplicemente non ti piacciono queste mostre non andarle a vedere, questo è il mio suggerimento. da spettatore, da artista. e poi la recensione non mi sembra male, forse un pò contorta.