A due passi da Piazza Vittorio, a Torino, è stato da poco inaugurato il nuovo spazio espositivo “Art and Arts”, con una personale di Valerio Berruti.
Valerio ha venticinque anni e vive e lavora a Verduno, nei pressi di Alba, nell’ambiente suggestivo di una chiesa sconsacrata da lui stesso ristrutturata e trasformata in studio d’arte. Il titolo di questa personale è Saints Kids e i santi bambini sono i protagonisti del suo lavoro più recente: bambini di oggi, in atteggiamenti e abbigliamenti contemporanei, che ripetono però i movimenti e i gesti propri dell’agiografia tradizionale. I lavori testimoniano un saldo legame con la tradizione, che è rivisitata, riletta e riportata all’attualità con consapevolezza e divertimento, ma sono anche e soprattutto sottilmente ironici.
Sono santi del tutto secolarizzati, che guardano al proprio prossimo futuro di martirio e consacrazione con un occhio ingenuamente spaventato, e anche un po’ sarcastico. Il viso incredulo e sottilmente canzonatorio di un piccolo San Tommaso, l’atteggiamento battagliero e giocosamente atletico di una futura “megalomartire”, si presentano su tele il cui significato drammatico o il trasporto emotivo sono tutti nella composizione, nella tensione dei colori con il vuoto degli spazi bianchi, lasciati liberi, in cui il colore respira e i tratti si disegnano.
E’ possibile approfondire questo lavoro dal punto di vista della ricerca formale e tecnica, come per la ricchezza del progetto dal punto di vista di alcune teorie contemporanee che hanno da fare con la secolarizzazione e con gli effetti delle trasformazioni epocali sul nostro rapporto con la tradizione religiosa a cui, volenti o nolenti, apparteniamo (e i recenti fatti mondiali rendono il tema ancor più attuale e presente). Ma c’è anche un altro aspetto interessante. E’ il sentimento insieme dolce, sorridente e un po’ sarcastico della drammatica ridondanza di un destino sospeso, che attende, e della sua spesso incolmabile incongruità rispetto alla dimensione concreta e all’irrimediabile finitezza dell’esistenza quotidiana, filtrata dallo sguardo indulgente, ma intelligente del pittore.
Pirandello aveva definito l’umorismo “il sentimento del contrario”, diverso dal comico perché non genera una risata spontanea e istintiva, destinata ad essere presto dimenticata, ma un sorriso a volte affettuosamente cinico di fronte alla caduta o alla delusione di alcune certezze o aspettative date per scontate, e che lascia il segno. Così, chi si aspettasse in questi quadri immagini sacre, raffigurazioni di individui per definizione lontani da noi per essenza, per apparenza e per dignità d’animo, magari con visi ed espressioni di una purezza drammatica e un po’ irreale, dovrà invece fare i conti con delle figure infantili, tenere e indifese, persino un po’ spaurite di fronte al sentimento di un futuro eroicamente tragico che li attende e che loro, misteriosamente, prevedono di non poter evitare.
Maria Cristina Strati
Mostra visitata il 15 novembre 2001
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ma esiste la provicia di Alba?
A questa notizia si arriva clikkando su "Biennale di Firenze". Dov'è finito l'articolo sulla biennale di firenze?
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