Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963) e Torino, un binomio indissolubile. La città dove risedette a partire dal 1918, con il suo riserbo malinconico e il suo rigore geometrico, fu l’ambiente ideale per lo sviluppo del mondo poetico casoratiano. Un affascinante paesaggio del 1949,
Torino di notte, in cui la Gran Madre e la Mole Antonelliana poggiano su un tappeto di forme geometriche in prospettiva (quasi a somiglianza dei
Giocattoli dipinti una trentina d’anni prima), propone un’immagine trasfigurata del centro della città, “quadrata e quadrettata”, nella quale “la misura non è mai stata dimenticata”. È in questa stessa zona che si trovava lo studio del pittore, poco lontano dal Monte dei Cappuccini (che compare sullo sfondo della celebre
Silvana Cenni), dal quale è idealmente ritratta la città nel paesaggio citato.
Lo studio è lo spazio privilegiato della pittura di Casorati, luogo allo stesso tempo reale e mentale, dall’atmosfera sospesa e rarefatta, in cui colloca i suoi nudi femminili o le nature morte. Fra i primi è da citare soprattutto la
Donna seduta con chitarra (1938), in cui la modella ha abbandonato l’algida perfezione delle figure del decennio precedente, come la
Fanciulla dormiente del 1921, per accogliere notazioni di maggior realismo.
Lo studio era anche il titolo di uno dei capolavori dell’artista, distrutto nell’incendio del Glaspalast di Monaco nel 1931,
evocato in mostra da
L’alunno -raffigurante l’allievo
Sergio Bonfantini-, parte di un rifacimento dell’opera attuato negli anni ‘50.
La mostra consente di seguire alcune delle tappe fondamentali del percorso di Casorati, a partire dal primo successo ufficiale col
Ritratto della sorella Elvira, esposto alla Biennale di Venezia del 1907, che mescola distacco aristocratico e ironia, a metà tra verismo ottocentesco e suggestioni simboliste. La fase “neoclassica” dei primi anni ‘20 è rappresentata da un solenne
Profilo di donna del 1922, mentre bellissimo è il
Nudo seduto nello studio (1929), vicino a opere contemporanee come la
Susanna ora a Roma. La riscoperta della morbidezza del colore avvenuta a cavallo tra anni ‘20 e ‘30 è suggerita dalla delicata
Giannina del 1932, mentre è soprattutto l’attività matura a essere ampiamente delineata nell’esposizione, con opere significative come il pannello
La danza, realizzato nel 1948 per il foyer del Teatro Nuovo di Torino.
La mostra torinese costituisce dunque un’importante occasione per ripercorrere la produzione di Casorati, a ideale corollario delle vaste retrospettive sull’autore organizzate nei mesi scorsi a Ravenna e Trieste.