Una mostra basata sul confronto e che offre uno spunto di riflessione sull’ecletticità espressiva dei giovani, spesso tagliati fuori dal mercato dell’arte. Un connubio di personaggi provenienti dalla School of Visual Art di New York e dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Cinzia Ceccarelli nei suoi scatti restituisce la vanitĂ femminile, delicata, effimera, eterea.
Vanitas Vanitatum è un dittico composto da due immagini speculari; il mito di Narciso è rivisitato attraverso la raffigurazione della donna, che bacia il proprio riflesso. La femminilità evanescente traspare anche nei lavori della serie
Noi, in cui emerge un gioco seducente di luci e ombre.
Francesca Ferreri propone un’installazione che si allontana dall’estetica dei suoi precedenti lavori. Si tratta di un video in cui due teschi profilo oscillano in un moto sempre uguale e le peculiarità delle scanalature ossee paiono compenetrarsi l’un l’altra, mentre alcuni asciugamani giacciono ripiegati a terra.
Massimo Spada, in
Tra scesa e ascesa, connota la pittura di un effetto fotografico: l’immagine si apre a molteplici interpretazioni, spaziali, oniriche e corporee. Le fotografie di
Francesca Renolfi sono caratterizzate da forti contrasti tra il corpo femminile, quasi sempre ritratto in modo parziale, e i cumuli di materiali di rottamazione: fili elettrici, scarti metallici si contrappongono alla vita, in un ambiguitĂ suggestiva.
Interessante il lavoro di
Francesca Sibona, da tempo impegnata nell’intento di restituire dignità morale agli animali, spesso utilizzati come “
oggetti organici”. In
Cut 1 il corpo della bestia è esposto nelle varie fasi di macellazione; l’ausilio del plexiglas dona alla stampa un effetto di trasparenza, e i ganci in ferro a cui è sostenuta l’opera rendono l’intento efficace e reale. In
Cut 2 , con la medesima tecnica, è raffigurata una bambola bratz nella sua acerba bellezza e coi vari pezzi del corpo scomposti.
Diverso è l’approccio di
Steven Vega, che per le sue ideazioni utilizza la pelle e i capezzoli di maiale squartato, tramutandoli in un alfabeto e in un paio di guantoni da box. In questo caso l’arte sembra porsi sul confine tra espressione e crudeltà ; un limite superato da molti artisti contemporanei, a discapito dell’etica, e che necessiterebbe di una riflessione adeguata.
David Del Boca Flinn propone un’installazione concettuale: utilizzando legno carbonizzato e luci industriali crea una rivisitazione del fuoco, simbolo di purificazione interiore. In
Video game relaxation di
Marc Kokopeli lo spazio del quadro subisce una mutazione: la tela ripiegata su se stessa diviene giaciglio.
Ancora da New York,
Jon-Paul Rodriguez e
Isabel Halley. Nel video di quest’ultima il dialogo ironico fra artista e scultura pone l’accento sul rapporto d’intimità che intercorre con l’opera. Accanto, un pannello riassume i luoghi comuni del discorso votato al nonsense: “
non dovrei dipingere usando un tampax”, “
non dovrei travestirmi come un uomo per infiltrarmi in un’associazione solo per uomini e diventare il primo membro femminile”.