03 settembre 2010

fino al 15.IX.2010 Leigh Ledare Torino, Guido Costa

 
Fotografie e snapshot paiono sequenze di un film. È la realtà domestica di una Gorgone immortalata dal.. figlio. Non è l’America dei sogni infranti, ma la logica “I appear, therefore I am”...

di

Le immagini filtrate
dall’obiettivo di Leigh Ledare
(Seattle, 1976; vive a New York) sembrano statiche come una qualsiasi
fotografia a colori. A renderle dinamiche è però la trasparenza e l’asprezza
del contenuto. Il filo conduttore non è l’America suburbana delle anime sole e
dei sogni infranti, è invece l’America patologica della società dell’apparire.

Protagonista del ciclo di
opere, per la prima volta in Italia ma presentato in forma completa a New York
nel 2008, è Tina Peterson, madre dell’artista ed ex reginetta di bellezza. Una
madre famelica in cerca di paparazzi, che si offre nella sua nudità e cruda
perversione per esser divorata dallo sguardo della fotocamera. Nell’era del
terzo occhio, cioè dell’occhio-spia che guarda e registra mettendo in evidenza,
l’importante è allora esporsi, poiché “se appaio, dunque sono”, direbbe Barbara Kruger. E non interessa se l’occhio voyeuristico è quello
del figlio, perché il privato diventa pubblico; e i vizi intimi paiono
legittimati se consumati al di là delle mura domestiche.

Non c’è pathos nella
selezione della serie in mostra, quanto una sobria e didascalica indagine della
figura materna in tutta la sua bellezza e il suo orrore. L’angelo-mostro non è
indagato come bomba emozionale – con le conseguenze della detonazione – ma con
la distanza di un reporter della Magnum School o di fotografi come Larry Clark – di cui Ledare è stato assistente -, Nan
Goldin
o Gregory Crewdson.

Piuttosto che una
riflessione sulla trasgressione erotica, la ricerca dell’artista americano è
allora uno specchio-reportage della vita di una famiglia – la sua – ma che è
possibile immaginare come comune. Dall’individuale all’universale. Se
l’approccio analitico è spesso tradotto con freddezza formale, non così algide
sono però le foto di Ledare.

Il ciclo Le Tit sembra infatti un viaggio fra tabù e desideri
ninfomani dove, non ultima, l’ansia del figlio sembra mescolarsi alla speranza
di una comprensione comportamentale, o quanto meno psicologica, della madre.
Nell’outing materno – dove cioè le morbosità sessuali sono in prima pagina –
paradiso e inferno si confondono dando vita a una tragedia, di quelle classiche
che il teatro greco, con i ruoli della polis, incarna.

Ciò che nelle foto e nei
video dell’artista resta è la forza del femminino, la stessa che assume di
volta in volta le maschere rituali della mitologia, dalle Erinni a Medusa, da
Antigone a Ecuba. Lo sguardo-specchio di Leigh Ledare non è in fondo così
distaccato, quanto forse ammutolito e, grazie al filtro della camera, riesce a
nascondersi per non svelarsi. Per non dire – con Bas Jan
Ader
– “I am too sad to tell you”.

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il 14 luglio 2010


dal 10 luglio al 15 settembre 2010

Leigh
Ledare – Le Tit

Guido Costa Projects

Via Mazzini,
24 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino

Orario: da
lunedì a sabato ore 15-19

Ingresso
libero

Info: tel. +39
0118154113; fax +39 0118158004;
info@guidocostaprojects.com; www.guidocostaprojects.com

[exibart]

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