La Fondazione Pietro Accorsi, fondata nel 1983 grazie al lascito dell’antiquario torinese, ospita nelle sale destinate al Museo di Arti Decorative (inaugurato nel dicembre 1999) un evento di respiro internazionale, il secondo dopo la mostra sulla natura morta in Piemonte nel Settecento. L’esposizione “I fragili lussi” si presenta come occasione importante di riflessione sulle arti decorative che hanno sempre, a torto, avuto un ruolo di margine nella storiografia, ma che invece possono essere considerate come significative testimonianze della cultura di un’epoca. Così avviene con le porcellane di Meissen che hanno avuto un fondamentale ruolo innanzitutto per la scoperta del segreto custodito per millenni dalla Cina: il caolino che permette di trasformare la terracotta in porcellana, dalla straordinaria finezza e trasparenza.
Nelle sale del Museo sono esposti duecento oggetti di porcellana prodotti dalla manifattura fra il 1720 ed il 1780 circa, provenienti da musei italiani (Museo Accorsi e Palazzo Reale di Torino, Palazzo Pitti e Museo Stibbert di Firenze, Museo Duca di Martina di Napoli, Museo Gianetti di Saronno, Villa Gagnola di Gazzada, Castello Sforzesco di Milano) e da collezioni pubbliche e private, tutti in ottimo stato di conservazione. Essi rappresentano al meglio la produzione della manifattura di Meissen, ancora oggi considerata una delle più prestigiose insieme a Sèvres, Frankental, Ginori Doccia.
Nelle teche allestite si possono ritrovare tutte le principali tipologie formali e decorative della manifattura fondata nel 1710. Attraverso l’analisi approfondita di un pezzo si può risalire ai nomi dei protagonisti che vi lavorarono, fra i quali basta ricordare l’alchimista Böttger, il modellatore Kändler, il decoratore Höroldt. Un’altra interessante chiave di lettura riguarda le decorazioni caratteristiche che fecero scuola, dalle quali si può risalire alla mano dell’artista che le eseguì. In particolare si possono osservare gli influssi orientali che diedero vita alle decorazioni Imari e KaKiemon in stile cinese e giapponese tanto amate dall’elettore di Sassonia Augusto II il Forte che collezionò porcellane nel suo palazzo giapponese sulle rive dell’Elba.
Una sezione è interamente dedicata agli hausmaler, decoratori privati che dipingevano sulle porcellane prodotte all’interno della manifattura, i quali diedero vita a stili differenti ed alimentarono un mercato redditizio, la loro attività venne vietata con un decreto nel 1761.
Fra tutti gli oggetti esposti vale la pena ricordare il famoso “Servizio dei cigni” (2200 pezzi), prodotto per il Conte von Brühl fra il 1737 ed il 1741, del quale si possono ammirare due figure di Fiumi.
Va assolutamente sottolineato lo sforzo dei ricercatori e dei curatori Andreina D’Agliano, Luca Melegati, con l’autorevole consulto del comitato scientifico, che sono riusciti a ricomporre alcuni splendidi servizi da tè o da caffè provenienti da collezioni diverse. Un doveroso ringraziamento alla Fondazione Accorsi che ha allestito una mostra talmente ricca ed importante da far sperare in una lunga serie di eventi volti a far conoscere le arti decorative al pubblico.
Michela Cavagna
mostra visitata il 3 maggio 2001
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