Può essere banale dirlo ma è sicuramente originale e fuori degli schemi l’esposizione di Mario Airò. La dimensione del sogno e dell’enigma viene incontro allo spettatore che si pone mille interrogativi di fronte a questi allestimenti, frutto di sogni, interpretazioni, pensieri che l’artista ha di altro, di altri.
“Scrivere di Mario Airò – dice Luca Cerizza in “Mixing memory and desire” – vuol dire scrivere dei “mondi” che gravitano intorno ad esso”. Come un DJ, un musicista “attinge da un archivio sconfinato di materiali diversi, da una memoria e un immaginario vivente e sempre in evoluzione”.
Futuristico, essenziale, leggero. Affascina di Airò la capacità di amalgamare, sublimandoli, diversi elementi, dando spunti per nuove riflessioni.
Alcuni la definiscono un’arte d’apertura, senza limiti che “gli permette di assorbire e di riproporre la propria esperienza”. Vagabondo dall’occhio attento somma nelle sue espressioni esperienze visive, uditive, tattili che s’infrangono come onde “sulla memoria – afferma Gianni Romano – e sull’innato senso di orientamento sensoriale e culturale che noi tutti possediamo e usiamo”. Un’incisività che comunica “la possibilità di vedere il mondo con occhi nuovi, di vivere la propria esperienza coltivando un’attesa nei confronti del mondo”.
Entrando negli ambienti a lui dedicati si scorge immediatamente un piccolo faro in plexiglas dalla cui sommità si diffonde un raggio laser che guida verso i titoli delle opere.
Per questa personale alla GAM si espongono lavori recentemente eseguiti.
Fulcro e signora della mostra è “La stanza dove Marsilio sognava di dormire”. Pavimento di gomma verde e tre elementi fondamentali: uno scrittoio-confessionale che ricorda l’impegno misto a meditazione; un materasso con cuscino entrambi bianchi e leggermente disfatti; un baldacchino in plexiglas a sette colonne, sulle quali posa un cielo di onde concentriche sabbiate su di una lastra trasparente”. Un’opera nata per l’interesse verso disegni di cerchi concentrici realizzati da Giordano Bruno che, hanno portato l’artista a leggere scritti del filosofo nei quali frequenti sono i richiami a Marsilio Ficino.
Ecco, quindi, che l’artista del futuro si proietta del passato dal quale emergono disegni con onde circolari rispecchianti un’intera epoca. La rivoluzione copernicana ed il fascino per le discipline scientifiche che s’intersecavano con quelle umanistiche.
Alessandra Pace, curatrice della mostra, spiega che nel passato a cui si fa riferimento “si credeva il mondo piatto e coloro che ne sostenevano la rotondità venivano perseguitati come eretici. Sfere e cerchi erano dunque forme audaci e rappresentavano un anelito alla conoscenza”.
Il roteare ciclico degli astri e della terra, influiscono sulle maree così come sui nostri stati d’animo. Un meccanismo studiato dai filosofi del tempo e che interessa Airò per la sua visione globalizzante, frutto dell’intreccio tra più fenomeni e logiche. Logiche che nulla possono verso la causalità della vita che riporta tutto in una dimensione onirica di mistero.
Monofunzionale e creato con l’intento di soddisfare “i bisogni secondari dell’uomo moderno” è poi l’ambiente di “Una stanza per Danilo Cherni”, che sarà utilizzata – nei giorni della mostra – come sala da musica dallo stesso Cherni insieme con altri compositori.
Federica De Maria
vista il 17 febbraio 2001
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