Una nuova sala va ad arricchire ulteriormente il luminoso spazio espositivo di Tucci Russo a Torre Pellice ed ospita cinque grandi opere di Tony Cragg (Liverpool, 1949). Essa costituisce una delle quattro aree visitabili; un’altra ospita, accanto ad una collettiva di noti artisti internazionali, alcune opere di Francesco Gennari (Fano, 1973) e all’ingresso domina il lavoro di Paolo Piscitelli. La scelta delle sculture di Tony Cragg evidenzia l’evoluzione dell’artista, che ha saputo nel corso degli anni confrontarsi con diversi materiali e sviluppare la ricerca delle forme attraverso l’aggregazione di singoli oggetti in vetro o gesso. Oppure, ancora, come nel caso di Riot (1987), puntare ad ottenere, ricostruito lungo tutta una parete attraverso l’accostamento dei più svariati oggetti di plastica, un enorme “quadro incollato”.
All’ingresso della galleria, come si diceva, si trovano le opere di Paolo Piscitelli. L’artista, nato a Venaria Reale nel 1971, da alcuni anni affronta una parte rilevante delle sue ricerche negli Stati Uniti. L’installazione audiovisiva Platonic 5, ad esempio, è stata realizzata nel College of Architecture della Texas A&M University, durante una performance in cui l’artista investe tutta la propria energia nel circondare di nastro adesivo cinque solidi regolari che rappresentano i quattro elementi costitutivi dell’universo più la quintessenza platonica. In questo processo di trasformazione la regolarità del solidi muta e la continua sovrapposizione di materia incrementa, in un divenire costante e all’istante impercettibile, la creazione della linea curva. Dalla genesi all’unione delle masse attraverso lo sviluppo e l’esaurimento dell’energia vitale.
Un ampio spazio della galleria, articolato su due livelli, è dedicato a Gianni Caravaggio (Rocca S. Giovanni, 1968). Sarà il tempo a determinare qualsiasi forma di selezione quando si tratta del valore di un progetto artistico, ed è una scommessa che, tra la visione e l’ironia, questo artista accetta nell’accompagnarti nel suo misterioso mondo. Anche quando confessa che le massime semplificazioni dell’universo che crea sono da sempre parte della sua mente, in pensieri più complessi di quanto egli stesso riesca a ricostruire.
Lo spettatore è invitato a muoversi all’interno della sua struttura mentale in una parentesi spaziale che si protrae sui due piani della galleria, compresa tra l’opera fotografica My Brain e la scultura da cui questa è tratta, My Brain & thought: un freezer con sfere di ghiaccio con accanto il negativo in alluminio, metafora della relazione tra mente e pensiero. Caravaggio invita l’osservatore a porre ordine tra le opere, poliedri in marmo dalle svariate caratteristiche, e a compiere degli atti demiurgici. A questo riguardo Platone scrisse che ogni “esperto artigiano compie la sua opera in funzione della totalità, tendendo a quello che è il più gran bene comune”. Quindi è un intento che nasce dalla bontà e dalla mancanza di invidia, dal desiderio che l’universo assomigli al demiurgo. Attraverso geometrie disegnate sul marmo si ricostruiscono costellazioni e percorsi imprevedibili, anche ottenuti da piccole esplosioni nate da semi colorati, come nell’opera Crazy beans, che occupa uno spazio variabile con frastagliati e colorati tubicini.
L’altro giovane di Tucci Russo, Francesco Gennari, presenta una serie di creazioni in cui sperimenta il contatto tra i più svariati materiali, alcuni anche di natura alimentare. La sua poetica è caratterizzata dalla costruzione di un sistema autopoietico dal quale l’artista si rifiuta di uscire. Un meccanismo, quest’ultimo descritto, in cui Francesco Gennari si ritrova per rappresentarsi attraverso qualsiasi materiale. In un micromondo che non tiene conto del contesto, ma solo del suo artefice, le sue opere sono “autoritratti” che si chiariscono alla luce della personalità dell’autore.
barbara reale
mostra visitata il 5 maggio 2007
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