03 marzo 2012

fino al 17.III.2012 Liminal Boundaries Torino, Luce Gallery

 
Una mostra che cattura l'immaginazione più che lo sguardo. I "confini al limite" tra pittura e scultura, ricercati dai quattro artisti, sono esposti con esiti coerenti ed un allestimento raccolto -

di

Lo spazio è compatto, le opere dialogano e a un primo sguardo si confondono, per poi far emergere le connotazioni di quattro stili unici in intensa simbiosi. N. Dash (Miami 1980, vive e lavora a New York) ha concepito le due opere in mostra nel cuore delle Langhe: due tele incorniciate tra quinte di lino, che dal lino si fanno abbracciare (“Healer 71”) o mettere in risalto (“Healer 87”. Per sua definizione le opere sono “guaritori” personali, tinte da lei stessa in un gesto artistico che è del tutto fisico e che ha molto di artigianale. Il dipinto è l’esito di un’esperienza, tassello finale di un processo creativo tangibile nel risultato stesso: la texture della spessa stoffa comunica attraverso il tenue gioco di luci e ombre delle spiegazzature prodotte durante l’esecuzione. L’indaco usato per la tintura dona luce nuova a una materia povera, la cui spessa trama affiora ora come sistema venoso di un corpo nuovo.
 
Hugh Scott-Douglas (Cambridge 1988, vive e lavora a Toronto) esplora il formato bidimensionale delle tele di lino accorpate due a due con la cianotipia, antico processo di stampa fotografica caratterizzato dalle tonalità del blu ciano. L’uso non uniforme della stampa, sulla materia spessa della tela, produce un effetto ottico che incanta: se osservata a lungo, la superficie si stacca dal fondo per muoversi in un gioco ondoso di andate e ritorni. Tanto che qualsiasi riproduzione fotografica dei tre “Untitled”  è per le opere come un fermo immagine è per un film: insignificante ai fini di un’impressione generale sull’originale. Dan Shaw-Town (Huddersfield 1983, vive e lavora a New York e Londra) lavora su carta impreziosita da uno strato di grafite e smalto spray, e trattata con un processo di sfregamento che dona alle opere una spessa consistenza materica. La pellicola esterna si crepa, le campiture geometriche si infittiscono di ramificazioni superficiali, le opere assumono un aspetto quasi organico. Stupisce la presenza di impronte (tra cui quella ben riconoscibile di una scarpa) lasciate sul minuzioso lavoro dalla finitura cangiante. Gesto dissacrante, celebrazione del potere artistico, o più semplicemente distrazione? Un po’ di tutt’e tre le cose, probabilmente. Scott Reeder (Milwakee 1970, vive e lavora a Chicago) è l’artista più maturo del gruppo. La sua tecnica usa spray e acrilico per mettere in risalto le zone di luce disegnate da insiemi di pasta sparsi sulle tele in modo casuale. Il risultato è sorprendente: materiali poveri e tecniche quasi dissacranti, leit motiv della mostra, producono ancora una volta opere vibranti di luce, dall’inattesa profondità tridimensionale. La zona di bagliore che circonda l’ “Untitled” cosparso di spaghetti è senza dubbio l’apice dell’esposizione: il dipinto è una giornata di sole ricordata ad occhi chiusi, quando sotto le palpebre riaffiorano raggi di luce che si muovono al ritmo dei pensieri. 

enrica crivello
mostra visitata il 25 febbraio 2012

dal 24 gennaio al 17 marzo 2012
Liminal Boundaries
Luce Gallery
Corso San Maurizio 25, Torino
orario: dal mercoledì al sabato 15.30 – 19.30
Info: tel. 011 81 41 011 –
info@lucegallery.comwww.lucegallery.com
 

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui