Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
28
giugno 2010
fino al 17.VII.2010 Davide Le Grazie Torino, Marena Rooms
torino
Ampi spazi e campiture piatte sullo sfondo. Decorativismo e iperrealismo in primo piano. Ecco i primi due “livelli” di una mostra che mixa iconografia antica e codici visivi contemporanei...
di Anita Pepe
Domandina
oziosa: potrebbe Davide Le Grazie (Torino, 1972) scalare l’Olimpo dei “giovani” aureolati,
quelli che mietono premi e mostre in fondazioni potenti, e magari s’arrampicano
su su fino a qualche bi-triennale? Di primo acchito – e nonostante un paio di
buoni piazzamenti in curriculum – la risposta sarebbe un sonoro: no.
E
non tanto per oggettive ragioni anagrafiche, quanto perché la sua pittura è
troppo “pittura”, troppo devota alla perfezione della resa. Calligrafia
snobbata dai palati trendy. Per giunta, l’artista non ha avuto la prontezza di
indossare la casacca del Pop Surrealism o del Low Brow, altrimenti sarebbe
stato promosso in una categoria più up-to-date di quella dei “nuovi pittori
della realtà” (ma perché bisogna per forza dare del “nuovo” anche
all’intramontabile?), così acrimoniosamente bypassati dalla critica di sistema.
Ad
ogni modo, l’interrogativo resta comodamente a disposizione del pubblico, tale
e quale ai Layers-livelli
proposti da questa personale che, nella Torino austeramente minimal-poverista-concettual-sandrettiana,
stupisce alquanto col suo carnevale di colori accesi.
Quadri
che sembrano fatti al computer, tanto impercettibili sono le imperfezioni della
simmetria, ma dove nessun mouse ha messo lo zampino: oli su tela dagli sfondi
rossi, verdi, azzurri, o “imbarocchiti” dal nero. Barocca è pure l’icona
onnipresente, lo stemma, accompagnata da fregi, arabeschi e svolazzi vari che
inseguono la metamorfosi, ora radicandosi in vasi sanguigni, ora ramificandosi
nelle corna di un cervo.
E
kitsch, dunque “barocco”, è uno stile che in campo aperto semina a distanza
cigni e modelle di raggelante bellezza, scritte a caratteri gotici e motti
mistici, corone rutilanti e bucrani da memento mori, infine toglie muffa all’araldica
tirando a lucido un cuore fiammante (lo stesso che altrove pare essere scappato
dai polpastrelli di un dolce Gesù parrocchiale) e piazzandolo sul muso di
un’auto di lusso. Noblesse oblige, sempre.
Cavaliere
del sacro e del profano, Le Grazie si diverte a compiere scorribande
nell’iconografia tradizionale e nel suo emblematico zoo: l’ariete del Sacrificio d’Isacco caravaggesco, il cervo del
Sant’Eustachio di
Dürer.
Ma,
se il pennello si fa notare per tecnica, un po’ più scolastiche paiono le
installazioni: ancora trofei di teschi e, in mezzo a un fascio di rami, il
poliedro di Melencholia I, tra le opere più stratificate in quanto a
interpretazioni dell’intera storia dell’arte. Layers d’altri tempi…
oziosa: potrebbe Davide Le Grazie (Torino, 1972) scalare l’Olimpo dei “giovani” aureolati,
quelli che mietono premi e mostre in fondazioni potenti, e magari s’arrampicano
su su fino a qualche bi-triennale? Di primo acchito – e nonostante un paio di
buoni piazzamenti in curriculum – la risposta sarebbe un sonoro: no.
E
non tanto per oggettive ragioni anagrafiche, quanto perché la sua pittura è
troppo “pittura”, troppo devota alla perfezione della resa. Calligrafia
snobbata dai palati trendy. Per giunta, l’artista non ha avuto la prontezza di
indossare la casacca del Pop Surrealism o del Low Brow, altrimenti sarebbe
stato promosso in una categoria più up-to-date di quella dei “nuovi pittori
della realtà” (ma perché bisogna per forza dare del “nuovo” anche
all’intramontabile?), così acrimoniosamente bypassati dalla critica di sistema.
Ad
ogni modo, l’interrogativo resta comodamente a disposizione del pubblico, tale
e quale ai Layers-livelli
proposti da questa personale che, nella Torino austeramente minimal-poverista-concettual-sandrettiana,
stupisce alquanto col suo carnevale di colori accesi.
Quadri
che sembrano fatti al computer, tanto impercettibili sono le imperfezioni della
simmetria, ma dove nessun mouse ha messo lo zampino: oli su tela dagli sfondi
rossi, verdi, azzurri, o “imbarocchiti” dal nero. Barocca è pure l’icona
onnipresente, lo stemma, accompagnata da fregi, arabeschi e svolazzi vari che
inseguono la metamorfosi, ora radicandosi in vasi sanguigni, ora ramificandosi
nelle corna di un cervo.
E
kitsch, dunque “barocco”, è uno stile che in campo aperto semina a distanza
cigni e modelle di raggelante bellezza, scritte a caratteri gotici e motti
mistici, corone rutilanti e bucrani da memento mori, infine toglie muffa all’araldica
tirando a lucido un cuore fiammante (lo stesso che altrove pare essere scappato
dai polpastrelli di un dolce Gesù parrocchiale) e piazzandolo sul muso di
un’auto di lusso. Noblesse oblige, sempre.
Cavaliere
del sacro e del profano, Le Grazie si diverte a compiere scorribande
nell’iconografia tradizionale e nel suo emblematico zoo: l’ariete del Sacrificio d’Isacco caravaggesco, il cervo del
Sant’Eustachio di
Dürer.
Ma,
se il pennello si fa notare per tecnica, un po’ più scolastiche paiono le
installazioni: ancora trofei di teschi e, in mezzo a un fascio di rami, il
poliedro di Melencholia I, tra le opere più stratificate in quanto a
interpretazioni dell’intera storia dell’arte. Layers d’altri tempi…
articoli
correlati
Quotidiana
edizione 2005
Alla
Biennale Adriatica del 2003
anita
pepe
mostra
visitata il 12 giugno 2010
dal 6 maggio al 17 luglio 2010
Davide
Le Grazie – Layers
a
cura di Monica Trigona
Marena
Rooms Gallery
Via dei Mille,
38 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino
Orario: da
martedì a venerdì ore 15.30-19.30; sabato ore 10-13 e 14.30-19.30
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info:
tel. +39 0118128101; fax +39 01119503904; info@marenaroomsgallery.com; www.marenaroomsgallery.com
[exibart]