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fino al 18.II.2011 Rabbia Torino, Eventinove
torino
Digrignare i denti. E partire a testa bassa contro la tela. Per aggredire, poi, lo spettatore. Almeno nelle intenzioni. Perché, mentre la si dipinge, la rabbia può trasformarsi in qualcos’altro...
di Anita Pepe
Può un sentimento così istintivo elevarsi alle alte sfere dell’arte? Può, anzi
in un certo senso deve, se si è dell’idea che l’arte abbia (ancora) una
missione civile. Ma quella che va in scena in questa collettiva non è solo la contestazione
engagé – e sì che nella Torino operaia,
la Torino degli scioperi di ieri e del Marchionne di oggi, di retroterra ce ne
sarebbe – ma un’emozione più sfaccettata e al contempo vaga: è il dinamismo,
psicologico oltre che stilistico, la cifra di una mostra che, dietro il titolo
a effetto, svela toni meno lapidari, annidati in una trama di impasti densi e colori
saturi.
Motore
del progetto, la Bandera negra di Paolo Maggis, dipinto che chissà perché
(per l’atmosfera incendiaria? Per lo spirito barricadero? O, più banalmente,
per il vessillo stesso?) fa venire in mente La
libertà che guida il popolo. Volo pindarico, divaricazione iconologica: i
moti parigini del 1830 poco hanno da spartire coi black bloc; e poi in Delacroix
il tricolore garriva alto, trascinando verso l’ideale collettivo, qui invece la
bandiera nera è ammainata in una totale solitudine anarcoide. Resta il fatto
che il mondo continua a star seduto su una polveriera, e la cronaca ne riecheggia
le incalzanti esplosioni.
L’attualità
si limita a spunto fra gli spunti, a meno di non definire “gesto politico” pure
la distruzione del palcoscenico da parte del cantante dei Pearl Jam,
immortalato dal pennello di Michael
Ajerman (cui si deve altresì il quadretto-manifesto Pissed off, ossia “incazzato nero”): la star del grunge compie un
atto eversivo, “luddistico”, o furbescamente paga pegno al sensazionalismo
dello showbiz? L’unica violenza certa rimane, in ogni caso, quella dell’arancio
di sfondo.
Accostando
nell’allestimento equilibri figurativi classici a libertà di tratto, le
differenti declinazioni del tema conduttore approdano alle maschere tragiche di
Santiago Ydañez, animate da un sentimento imperioso di cupio dissolvi profondamente iberico: volti
disfatti sotto pennellate bianche come strati di cerone, sciolti nell’intreccio
delle stesure e dei passaggi cromatici.
Sull’onda
della pittura, si risale controcorrente alla sua radice: il disegno. Ed ecco i
denti acuminati, i musi appuntiti e le orecchie aguzze dei cani di Gianfranco Asveri che fissano
minacciosi un loro simile, più discosto. Ferocia del quotidiano? Per traslato, cave canem, cave hominem…
anita pepe
mostra
visitata il 29 gennaio 2011
dal 20 gennaio al 18 febbraio 2011
Rabbia
Galleria Eventinove
Via della Rocca, 36 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 11-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0119390013; galleriatorino@eventinove.it; www.eventinove.it
[exibart]
Un artista inutile per una galleria inesistente. Cambiate mestiere please!!!