Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
30
marzo 2010
fino al 18.IV.2010 Gianluca e Massimiliano De Serio Torino, Fondazione Merz
torino
Una Via Crucis di video. Per ricordare che altrove la guerra non cessa, da oltre venticinque anni. Una sovrapposizione di religioni e culture in una regia che è un’indagine al microscopio della realtà. Quella che non vorremmo vedere...
Nel giugno 2009 la Fondazione
Merz è stata lo scenario di un evento alquanto significativo, in occasione
della chiusura della mostra di Wolfgang Laib: l’artista tedesco invitò 45 bramini di etnia tamil a officiare il
rito del fuoco, per celebrare il benessere del mondo e di tutti gli esseri
viventi.
Gianluca e Massimiliano De
Serio (Torino, 1978)
hanno filmato le inconsuete immagini del
sacrificio e del rituale cercando le prospettive più interessanti, e hanno
inoltre documentato l’incontro fra i bramini e decine di profughi tamil,
evidenziando la contrapposizione fra la ricerca della pace e del perdono e
l’esperienza drammatica vissuta da coloro che sono stati costretti a fuggire
dalla guerra civile in Sri Lanka. In quell’isola, il 18% della popolazione è
proprio di etnia tamil e di religione indù e vive in maggioranza nella parte
settentrionale e orientale del paese.
Una minoranza che, attraverso
il movimento delle Tigri per la Liberazione della Nazione Tamil, ha reagito
agli scontri e ai soprusi sempre più violenti che, dal 1983, si sono
concretizzati in una guerra armata contro la maggioranza governativa cingalese
per l’indipendenza del nord dell’isola. Un conflitto
sanguinoso che ha causato oltre 70mila morti e 800mila profughi e che ha
coinvolto migliaia di bambini, sia come vittime che come carnefici.
I De Serio si sono concentrati
su questo simbolo delle guerre dimenticate, trascurato dalla stampa
internazionale e dalle iniziative dell’Onu, aprendo la mostra con una serie di
video che raccolgono la testimonianza di cinque giovani di origine tamil. Sono
le Public Prayers, racconti in forma di
preghiera di quello che è stato il vissuto di questi giovani ripresi di
profilo, distanti dalla telecamera, in contesti che stridono con le parole
pronunciate sommessamente. Sono ricordi della fuga da bambini, del terrore
della violenza e dell’incertezza pronunciati in mezzo alla folla di via
Garibaldi, indifferente e distratta. O, ancora più paradossale, si ascoltano
frasi di autentica tragedia in mezzo ai passanti felici e svagati di un luna
park, o nella penombra di un locale. Alla disperazione si alterna sempre la
richiesta, la preghiera appunto, di poter tornare nel proprio paese, una volta
ritrovata la pace.
L’impressione è che non sia una
mostra sulla guerra, ma sul desiderio di tregua: davanti alla sede delle
Nazioni Unite una ragazza si interroga sulla natura della pace e chiede “solo”
l’assenza di conflitti sul pianeta. Perché la guerra non è la normalità. Ma i
tamil non possono rientrare in patria, le famiglie sono divise, seviziate e
indagate al minimo sospetto.
Si procede in questa Via Crucis
di video fino alle diapositive del paese devastato dell’opera Seam: povertà e distruzione contrapposte all’operosità di
un operaio tamil che lavora in una fabbrica del biellese, a esaltare la ricerca
della quotidianità, di un futuro.
Al piano interrato è allestita
un’installazione di tre grandi proiezioni in una sovrapposizione di voci e
suoni “faticosa” da assorbire. Si avverte una sensazione di rifiuto a
soffermarsi sulle riprese panoramiche centrali dei rituali, litanie ossessive
accostate all’ingrandimento dei tratti del viso di una giovane donna induista e
di un bramino. Da un lato si ascoltano i concetti religiosi della
trasmigrazione dell’anima, dall’altro il dolore di una famiglia spezzata. Il
tutto osservando la “miseria” ingrandita di tratti umani che tali non sembrano:
sono colline devastate.
Merz è stata lo scenario di un evento alquanto significativo, in occasione
della chiusura della mostra di Wolfgang Laib: l’artista tedesco invitò 45 bramini di etnia tamil a officiare il
rito del fuoco, per celebrare il benessere del mondo e di tutti gli esseri
viventi.
Gianluca e Massimiliano De
Serio (Torino, 1978)
hanno filmato le inconsuete immagini del
sacrificio e del rituale cercando le prospettive più interessanti, e hanno
inoltre documentato l’incontro fra i bramini e decine di profughi tamil,
evidenziando la contrapposizione fra la ricerca della pace e del perdono e
l’esperienza drammatica vissuta da coloro che sono stati costretti a fuggire
dalla guerra civile in Sri Lanka. In quell’isola, il 18% della popolazione è
proprio di etnia tamil e di religione indù e vive in maggioranza nella parte
settentrionale e orientale del paese.
Una minoranza che, attraverso
il movimento delle Tigri per la Liberazione della Nazione Tamil, ha reagito
agli scontri e ai soprusi sempre più violenti che, dal 1983, si sono
concretizzati in una guerra armata contro la maggioranza governativa cingalese
per l’indipendenza del nord dell’isola. Un conflitto
sanguinoso che ha causato oltre 70mila morti e 800mila profughi e che ha
coinvolto migliaia di bambini, sia come vittime che come carnefici.
I De Serio si sono concentrati
su questo simbolo delle guerre dimenticate, trascurato dalla stampa
internazionale e dalle iniziative dell’Onu, aprendo la mostra con una serie di
video che raccolgono la testimonianza di cinque giovani di origine tamil. Sono
le Public Prayers, racconti in forma di
preghiera di quello che è stato il vissuto di questi giovani ripresi di
profilo, distanti dalla telecamera, in contesti che stridono con le parole
pronunciate sommessamente. Sono ricordi della fuga da bambini, del terrore
della violenza e dell’incertezza pronunciati in mezzo alla folla di via
Garibaldi, indifferente e distratta. O, ancora più paradossale, si ascoltano
frasi di autentica tragedia in mezzo ai passanti felici e svagati di un luna
park, o nella penombra di un locale. Alla disperazione si alterna sempre la
richiesta, la preghiera appunto, di poter tornare nel proprio paese, una volta
ritrovata la pace.
L’impressione è che non sia una
mostra sulla guerra, ma sul desiderio di tregua: davanti alla sede delle
Nazioni Unite una ragazza si interroga sulla natura della pace e chiede “solo”
l’assenza di conflitti sul pianeta. Perché la guerra non è la normalità. Ma i
tamil non possono rientrare in patria, le famiglie sono divise, seviziate e
indagate al minimo sospetto.
Si procede in questa Via Crucis
di video fino alle diapositive del paese devastato dell’opera Seam: povertà e distruzione contrapposte all’operosità di
un operaio tamil che lavora in una fabbrica del biellese, a esaltare la ricerca
della quotidianità, di un futuro.
Al piano interrato è allestita
un’installazione di tre grandi proiezioni in una sovrapposizione di voci e
suoni “faticosa” da assorbire. Si avverte una sensazione di rifiuto a
soffermarsi sulle riprese panoramiche centrali dei rituali, litanie ossessive
accostate all’ingrandimento dei tratti del viso di una giovane donna induista e
di un bramino. Da un lato si ascoltano i concetti religiosi della
trasmigrazione dell’anima, dall’altro il dolore di una famiglia spezzata. Il
tutto osservando la “miseria” ingrandita di tratti umani che tali non sembrano:
sono colline devastate.
articoli correlati
Personale
da Guido Costa
I
fratelli “fuori centro” all’Hangar Bicocca
La
precedente personale da Costa
barbara reale
mostra visitata il 12 marzo 2010
dal 10 marzo al 18 aprile 2010
Gianluca
e Massimiliano De Serio – No Fire Zone
Fondazione Merz
Via Limone, 24 (Borgo San Paolo) – 10141 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 11-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3,50; gratuito ogni prima domenica del mese
Info: tel. +39 01119719437; fax +39 01119719805; info@fondazionemerz.org; www.fondazionemerz.org
[exibart]