Il Nuovo Oceano del californiano Doug Aitken è un’unica grande videoinstallazione, ambiente multimediale di immagini fluttuanti su schermi disposti a croce, a 360 gradi, nuovi templi tecnologici in cui paesaggi elettronici di grande suggestione emergono dal buio.
L’oceano di pixel è in perenne trasformazione (il sottotitolo della mostra è appunto, secondo la definizione dell’artista, a shifting exhibition), fluido, instabile, capace di stimolare forti sensazioni. Architetture costruite digitalmente, fatte di sonoro e di immagini, parlano direttamente al flusso dei sogni. L’acqua, nelle sue svariate forme, è protagonista: gocce, cascate, gelo artico e esseri umani perduti in desolate metropoli
Nel lavoro Interiors seguiamo le peregrinazioni, i passaggi tra ambienti deserti e periferie suburbane, di uomini e donne di città diverse, ognuno chiuso nel proprio frame, incapaci di entrare in contatto. Ma seppur separati dall’inquadratura, i personaggi di Interiors per caso e idealmente si incontrano, grazie al tempo musicale sincronico che ne raccorda le singole esperienze. I confini dell’identità vengono spinti in un oltre da cui non si può tornare indietro, in un mondo in cui, secondo le parole dell’artista, “l’idea di frontiera è soprattutto biografica ”.
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