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30
novembre 2007
fino al 19.I.2008 Patty Chang Torino, Franco Soffiantino
torino
Video, fotografia e installazione. L’apertura notturna di Patty Chang in galleria tiene testa allo stand di Soffiantino per Artissima. Un racconto fra architetture invasive e società in continua evoluzione. Per un progetto responsabilmente contemporaneo...
Artissima 14. La torinese notte delle arti contemporanee non tiene il confronto, offrendo al pubblico una serata decisamente fiacca. Ma la speranza è l’ultima a morire, almeno così si dice. Franco Soffiantino raddoppia: in fiera con Jimmy Durham, Kate Gilmore, Gareth James, Andrea Nacciarriti, Katerina Seda, David Zink Yi; in galleria con una personale di Patty Chang (San Francisco, 1972), in collaborazione con l’americano David Kelly, La mostra si presenta colma con video, installazioni e fotografie. La proiezione del film Flotsam Jetsam e il materiale fotografico di grande formato al piano superiore; in quello sottostante, due letti ad acqua invitano a sdraiarsi per fruire il documentario Embankment e l’installazione della scultura lignea Submarine Head and Tail, che fluttua nello spazio spaccata in due.
Flotsam Jetsam discute le argomentazioni del progresso e dell’ambiente in un confronto esplicito con i grandi cambiamenti della civiltà moderna. Un sottomarino nucleare degli Usa impatta contro una montagna sommersa nel Sud del Pacifico; il complesso idrico delle Tre Gole sul fiume Yangtze in Cina s’impone al paesaggio con la sua mole architettonica; l’era del film muto cinese è conclusa. Elementi centrali dell’opera e contrapposizioni di una Cina divisa tra grandi progressi e stagnanti regressi, che coagulano in miscugli d’identità e in paesaggi decadenti. Il progetto ruota attorno alla ricerca della profondità, a volte cieca, come dimostra lo schianto del sottomarino.
Il concept è chiaro sin dalla produzione fotografica. Sono ripresi ambienti e argomenti relativi a quanto visto nei filmati. Fotografia pulita, senza eccessi, interessante in un assemblaggio unitario a cui i media proposti puntano, focalizzando il tutto in una complessità univoca piuttosto che in singole descrizioni. Complessivamente, il lavoro ha la giusta pesantezza teorica che sostiene quegli elementi più leggeri, le stampe fotografiche, e concettuali, l’installazione lignea, la quale tende a ricoprire un ruolo laterale, dando all’oggetto valenza scenografica. In qualche modo, crea un’ultima vibrazione in uno spettatore che si ritrova di fronte l’elemento immerso nel grande bianco dello spazio, e a cui collega tutte le informazioni recepite nel percorso iconografico: la sua costruzione, la partenza al di sotto della diga, il percorso lungo il fiume fino al bacino idrico.
Il progetto è unitario e riflessivo. Contemporanea la responsabilità formale e teorica che Chang innesta nei suoi lavori, spesso sensibili a rimandi letterari, come nel progetto Shangri-La, ispirato al racconto Lost Horizon di James Hilton e, in questo caso, ai racconti del presidente Mao e a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Complessi e consistenti i rimandi politico-sociali, che, pur riferendosi a un fatto specifico, riverberano in discorsi più ampi, conferendo al prodotto finale un valore aggiunto e una responsabilità formale.
Flotsam Jetsam discute le argomentazioni del progresso e dell’ambiente in un confronto esplicito con i grandi cambiamenti della civiltà moderna. Un sottomarino nucleare degli Usa impatta contro una montagna sommersa nel Sud del Pacifico; il complesso idrico delle Tre Gole sul fiume Yangtze in Cina s’impone al paesaggio con la sua mole architettonica; l’era del film muto cinese è conclusa. Elementi centrali dell’opera e contrapposizioni di una Cina divisa tra grandi progressi e stagnanti regressi, che coagulano in miscugli d’identità e in paesaggi decadenti. Il progetto ruota attorno alla ricerca della profondità, a volte cieca, come dimostra lo schianto del sottomarino.
Il concept è chiaro sin dalla produzione fotografica. Sono ripresi ambienti e argomenti relativi a quanto visto nei filmati. Fotografia pulita, senza eccessi, interessante in un assemblaggio unitario a cui i media proposti puntano, focalizzando il tutto in una complessità univoca piuttosto che in singole descrizioni. Complessivamente, il lavoro ha la giusta pesantezza teorica che sostiene quegli elementi più leggeri, le stampe fotografiche, e concettuali, l’installazione lignea, la quale tende a ricoprire un ruolo laterale, dando all’oggetto valenza scenografica. In qualche modo, crea un’ultima vibrazione in uno spettatore che si ritrova di fronte l’elemento immerso nel grande bianco dello spazio, e a cui collega tutte le informazioni recepite nel percorso iconografico: la sua costruzione, la partenza al di sotto della diga, il percorso lungo il fiume fino al bacino idrico.
Il progetto è unitario e riflessivo. Contemporanea la responsabilità formale e teorica che Chang innesta nei suoi lavori, spesso sensibili a rimandi letterari, come nel progetto Shangri-La, ispirato al racconto Lost Horizon di James Hilton e, in questo caso, ai racconti del presidente Mao e a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Complessi e consistenti i rimandi politico-sociali, che, pur riferendosi a un fatto specifico, riverberano in discorsi più ampi, conferendo al prodotto finale un valore aggiunto e una responsabilità formale.
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Alla Galleria Civica di Trento
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alessandro facente
mostra visitata il 10 novembre 2007
dal 10 novembre 2007 al 19 gennaio 2008
Patty Chang
Franco Soffiantino Arte Contemporanea
Via Rossini, 23 (zona Palazzo Nuovo) – 10124 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 11-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 011837743; fax +39 0118134490; fsoffi@tin.it; www.francosoffiantino.it
[exibart]