Artissima 14. La torinese notte delle arti contemporanee non tiene il confronto, offrendo al pubblico una serata decisamente fiacca. Ma la speranza è l’ultima a morire, almeno così si dice. Franco Soffiantino raddoppia: in fiera con
Jimmy Durham,
Kate Gilmore,
Gareth James,
Andrea Nacciarriti,
Katerina Seda,
David Zink Yi; in galleria con una personale di
Patty Chang (San Francisco, 1972), in collaborazione con l’americano
David Kelly, La mostra si presenta colma con video, installazioni e fotografie. La proiezione del film
Flotsam Jetsam e il materiale fotografico di grande formato al piano superiore; in quello sottostante, due letti ad acqua invitano a sdraiarsi per fruire il documentario
Embankment e l’installazione della scultura lignea
Submarine Head and Tail, che fluttua nello spazio spaccata in due.
Flotsam Jetsam discute le argomentazioni del progresso e dell’ambiente in un confronto esplicito con i grandi cambiamenti della civiltà moderna. Un sottomarino nucleare degli Usa impatta contro una montagna sommersa nel Sud del Pacifico; il complesso idrico delle Tre Gole sul fiume Yangtze in Cina s’impone al paesaggio con la sua mole architettonica; l’era del film muto cinese è conclusa. Elementi centrali dell’opera e contrapposizioni di una Cina divisa tra grandi progressi e stagnanti regressi, che coagulano in miscugli d’identità e in paesaggi decadenti. Il progetto ruota attorno alla ricerca della profondità, a volte cieca, come dimostra lo schianto del sottomarino.
Il concept è chiaro sin dalla produzione fotografica. Sono ripresi ambienti e argomenti relativi a quanto visto nei filmati. Fotografia pulita, senza eccessi, interessante in un assemblaggio unitario a cui i media proposti puntano, focalizzando il tutto in una complessità univoca piuttosto che in singole descrizioni. Complessivamente, il lavoro ha la giusta pesantezza teorica che sostiene quegli elementi più leggeri, le stampe fotografiche, e concettuali, l’installazione lignea, la quale tende a ricoprire un ruolo laterale, dando all’oggetto valenza scenografica. In qualche modo, crea un’ultima vibrazione in uno spettatore che si ritrova di fronte l’elemento immerso nel grande bianco dello spazio, e a cui collega tutte le informazioni recepite nel percorso iconografico: la sua costruzione, la partenza al di sotto della diga, il percorso lungo il fiume fino al bacino idrico.
Il progetto è unitario e riflessivo. Contemporanea la responsabilità formale e teorica che Chang innesta nei suoi lavori, spesso sensibili a rimandi letterari, come nel progetto
Shangri-La, ispirato al racconto
Lost Horizon di James Hilton e, in questo caso, ai racconti del presidente Mao e a
Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Complessi e consistenti i rimandi politico-sociali, che, pur riferendosi a un fatto specifico, riverberano in discorsi più ampi, conferendo al prodotto finale un valore aggiunto e una responsabilità formale.