Il corpo, i bisogni materiali; su un altro piano, l’interiorità, reazioni razionali e coscienti, ma anche pulsioni, istinti ed emozioni. I due piani si sovrappongono, si mescolano, se è vero che l’individuo ha una dimensione immanente, quella della quotidianità carica di problemi, e una trascendente, che si proietta oltre l’immediatezza, alla ricerca di un orizzonte più ampio. Questo doppio binario, l’oscillare dell’esistenza tra due apparenti polarità, muove sin dall’inizio la ricerca di
Giuliana Cunéaz (Aosta, 1959).
La tematica tocca alcune questioni nevralgiche, prima fra tutte il contrasto fra tecnologia e originarietà. È indubitabile che l’esistenza contemporanea sia condizionata dalla tecnologia, che ha determinato profonde modificazioni del tessuto sociale e della comunicazione. L’adattamento dell’individuo alle trasformazioni sempre più rapide ha provocato, in molti casi, vistosi fenomeni di regressione culturale.
Cunéaz esplora questo territorio complesso: considera inevitabile e importante l’elemento tecnologico, ma è convinta che non debba assumere un ruolo fagocitante nei confronti della personalità del soggetto. Dunque, è essenziale che non sia d’impedimento al recupero di una dimensione originaria, della quale la natura fa parte a buon diritto. Il progetto
Occulta Naturae si colloca in questo solco, è la prosecuzione ideale di un lavoro degli anni ’90 dal titolo
In Corporea Mente. Anche in questo caso, si tratta di indagare la mutazione delle forme, gli elementi più nascosti e impercettibili degli stati metamorfici, le strutture profonde della vita.
Cunéaz si esprime fondamentalmente attraverso il video e la fotografia, media diretti, immediati, capaci di fissare il reale nell’istantaneità. In questo ciclo di lavori, l’animazione video gioca un ruolo fondamentale. A partire dall’immagine, che costituisce lo scenario, vengono infatti realizzate animazioni video in 3d, da cui sono tratte fotografie e stampe su tela.
Interventi pittorici successivi vanno a “depositare” sullo schermo o sulla tela, direttamente, un microcosmo animato da esseri che appartengono al regno animale o vegetale, e che conferiscono al lavoro un che di magico e misterioso. Lo spettatore entra in una
Wunderkammer, nella quale dalla tecnologia, come per prodigio, scaturisce un mondo di esoteriche presenze. Ecco dunque microscopici uccelli australiani appoggiati su un reticolo di vegetazione (
King Birds of Paradise and Tobacco), grani di polline giallo e spore (
Spores and Pollens Grains), nanoparticelle verdi in movimento, simili a foglie (
Nanoparticles and Dandelion Clock).
Per chiudere con una videoproiezione a tutto campo, spettacolare,
Birth Tree: l’albero nasce, cresce, si trasforma, muore, per rinascere, e, di nuovo, il ciclo riprende, inesausto. Così da mostrare l’eternità del divenire.