Un tema di profonda attualità quello su cui un gruppo di artisti scelti sono stati chiamati a cimentarsi dalle curatrici Luciana Littizzetto e Caterina Fossati: l’elasticità e la flessibilità verso le difficoltà, la fiducia nel futuro, il riscatto, il coraggio di andare avanti, in una sola parola: la “Resilienza”
Dalla psicologia all’ingegneria, passando per l’ecologia e l’informatica, “Resilienza” indica infatti la capacità del soggetto di resistere e mantenere un equilibrio reagendo positivamente alle avversità, facendone piuttosto uno strumento di forza.
In un periodo buio, in cui la speranza nel futuro vacilla e la fiducia in un miglioramento sembra spegnersi, uno dei compiti dell’arte è di illuminare la via dell’uomo stanco e rassegnato, conferendogli le chiavi per proseguire il proprio cammino, come dichiarano le curatrici: «Da quello che si legge, si vede, si ascolta in giro, c’è un generale senso di non futuro. Anzi. Non si tratta neanche più di senso ma di profonda convinzione che nulla possa veramente cambiare. Che il passato è stato, il presente non soddisfa e il futuro latita. Questo si respira anche nel mondo dell’arte dove pochi sono i segnali di modernità e di ricerca e molti quelli di stasi […] La nostra intenzione è proprio questa. Stimolare i giovani artisti a ripartire. A trovare il senso. A indagare la possibilità, a declinare di nuovo una qualche forma di futuro. Il domani c’è. C’è per forza. Tocca solo esercitare di nuovo gli occhi a vederlo. […] Abbiamo allora chiesto agli artisti di aiutarci a vedere di nuovo lontano, eliminando le nostre fottute cataratte e di ricominciare a indagare il possibile e i segnali di rinascita».
Alessandro Gioiello (Savigliano, CN, 1982), Cornelia Badelita (Radauti, Romania, 1982), David Bowes (Boston, USA, 1957), Mizokami Kazumasa (Arita, Giappone, 1958), Nadir Valente (Carmagnola, TO, 1982), Nicus Lucà (Torino, 1982), Sarah Ledda (Aosta, 1970), il collettivo The Bounty Killart fondato nel 2002, Valerio Berruti (Alba, CN,1977), Zhang Zhe (Pechino, Cina, 1987) sono artisti attivi nella realtà piemontese che hanno lavorato al progetto scegliendo idee tematiche diverse e filoni vari. Sia Sarah Ledda che Valerio Berruti individuano come soggetto resiliente per eccellenza il fanciullo, emblema del futuro ma anche di un approccio positivo, istintivo ed entusiastico alla vita. Soggetto principale delle opere, il bambino rappresenta la possibilità di un avvenire migliore, che affronta con innocenza e stupore. Per fare questo, Ledda si serve di scene di film scegliendone con cura i tagli come si evince in opere come Alice e Far, Far, Far West. L’immagine dei bambini è resa per mezzo di una pennellata vaporosa che dona allo spettatore una sensazione di costante movimento, come se la pellicola gli scorresse davanti agli occhi. Dai fanciulli alla donna, dal tema dell’ignoranza a quello della multiculturalità, le opere esprimono punti di vista molteplici ma spesso non facili da cogliere a causa della mancanza di didascalie e materiale esplicativo che ne avrebbero sicuramente agevolato la comprensione. Fa però da comun denominatore un tema interessante e quotidianamente tangibile.
Eleonora Scoccia
mostra visitata il 24 agosto
Dal 4 luglio al 19 settembre 2014
Resilienze 2.0
Palazzo Saluzzo Paesana
Via della Consolata 1bis – (10122) Torino
Orari: dal martedì alla domenica 15 – 19
Ingresso gratuito
Info: 347 0103021 – www.palazzosaluzzopaesana.it