La Fondazione Merz presenta “Society, you’re a crazy breed”, ultimo progetto del duo torinese Botto&Bruno. Un’installazione site specific, che trae ispirazione dalla canzone “Society” di Eddie Vedder, sintesi e sintomo di una società impazzita, spunto per la costruzione di un caleidoscopio di immagini fatto di macerie e archeologia industriale.
Botto&Bruno conducono lo spettatore in uno scenario fatto di edifici dissestati, un mondo periferico che assurgono a proprio laboratorio di sperimentazione. Il duo sviluppa una successione continua di immagini digitali, che, al pari di un innesto, ammanta pareti perimetrali e superfici, ricoprendo quasi l’intero margine interno della sede espositiva. Seicentotrentasei metri quadri di wallpaper fotografici applicati secondo la tecnica del collage costituiscono il nuovo orizzonte visivo della fondazione, mentre duecentodieci metri quadrati di altrettanti wallpaper sono buona parte delle superfici calpestabili. La realizzazione dell’opera avviene attraverso il recupero di immagini eterogenee assemblate su un modellino iniziale, successivamente ingrandite in larga scala e riprodotte con inchiostri ecosostenibili, in ultimo, applicate con affiche in PVC che, grazie alla continuità della risoluzione, creano un effetto simile a quello di una foto panoramica. L’intero sistema allestitivo è la declinazione di una realtà contemporanea che si erge sulle tracce del passato recente della fondazione: tra sterpaglie, alberi e colature di asfalto, possiamo riscontrare riferimenti architettonici anteriori alla ristrutturazione avvenuta tra il 2002 e il 2005, una trasformazione tra le più rilevanti nel nuovo assetto urbanistico della città di Torino, un intervento che ha contribuito alla rivalutazione delle periferie e del tessuto cittadino. Un periodo determinante in cui si è verificato il passaggio della destinazione d’uso della struttura da centrale termica a sede espositiva e di ricerca nel campo delle arti contemporanee.
Botto&Bruno intervengono sulla volumetria dell’unità espositiva inserendo tre moduli: un silos, anche esso tipico elemento architettonico sullo sfondo di un paesaggio industriale, un muro aggettante, su cui poggiano frammenti di carta che racchiudono i pensieri di chi contatta ogni giorno l’emarginazione, ed un piccolo modulo buio creato per riprodurre una sala cinematografica, il Cinema Lancia.
Il silos, primo dei tre punti di riflessione indicati dal duo artistico, è alto cinque metri ed ha un diametro di sei, è ricoperto esternamente da immagini ispirate dal testo di James Graham Ballard, La Mostra delle Atrocità; allo stesso tempo include una forte manifestazione della natura che attrae lo spettatore. Il secondo punto è un muro sporgente che diventa supporto per un cumulo di fogli accartocciati, pensieri e sogni di chi scrive sui muri delle periferie, canzoni e testi new wave di una generazione che ha vissuto l’espansione industriale. Ultimo punto di riflessione, il Cinema Lancia. Interamente costruito sul modello della facciata esterna dell’ex centrale termica, ora proietta al suo interno kids world, 2016, un video realizzato con la tecnica del cut-up.
Il video è composto da tre frammenti di film d’autore che affrontano tematiche specifiche come solitudine, disagio e ricerca di un’identità. Nel primo frammento, tratto dal film di François Truffaut I 400 colpi, i bambini seguono intenti un teatro di burattini, sembrano guardare dritto negli occhi l’osservatore, preservando la spontaneità.
Nel secondo frame Il pane ed il vicolo di Abbas Kiarostami, gli attori in campo sono due, un bambino e un cane. Il bambino attraversa una strada desolata, cammina rasente i muri, il cane abbaia impaurito, poi il giovane si dà coraggio: le due solitudini si incontrano, si sostengono vicendevolmente, sino alla fine, nel bagliore dimenticato di un vicolo. Nell’ultimo spezzone, tratto da Kes di Ken Loach, un paesaggio industriale campeggia in fondo alla valle, e questa volta i protagonisti sono un ragazzo e un falco.
Il verde è attraversato da un luce fredda: tutta l’architettura industriale sembra allontanarsi nel vortice strumentale della musica, finché i piani di luce ingigantiscono l’empatia tra il ragazzo e il rapace; lui gli dona della carne con la premura di chi ama un animale domestico: il passato industriale è sommerso: le immagini dicono che al mondo vi sono solo un ragazzo ed un falco.
L’installazione agisce sugli angoli e le intersezioni della struttura, sorvolando gabbie geometriche e donando al fruitore un paesaggio che potrebbe essere identico per tante altre periferie: una guaina coprente che protegge il perimetro della fondazione e non dimentica la sua storia recente. Quel paesaggio composto da impianti industriali è, come affermava Luigi Ghirri “una cifra storica”, indice di mutamenti sociali e economici e continua ad essere per Botto&Bruno, l’elemento cardine della loro ricerca.
Rino Terracciano
mostra visitata il 10 marzo 2016
Dal 9 marzo al 19 giugno 2016
Botto&Bruno, Society, you’re a crazy breed
Fondazione Merz
Via Limone 24 – 10141 Torino
Orario: Martedì – Domenica 11,00 – 19,00
Info: +39 011.19719437. – www.fondazionemerz.org – info@fondazionemerz.org