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05
dicembre 2007
fino al 2.III.2008 Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale Vercelli, Arca
torino
Da una struttura in vetro, calata in un’ex chiesa medievale, occhieggia una biografia per immagini della celebre collezionista americana. Dove è il Surrealismo a raccontarne la storia. Fatta di amori fugaci, ma soprattutto di libertà...
Sarà mai possibile dare una nuova interpretazione a un movimento artistico iperstoricizzato e sovrastudiato come il Surrealismo? Se il perno attorno a cui far ruotare qualsiasi mostra sul tema s’identificherà sempre e solo con la sua maggior collezionista, Peggy Guggenheim, il risultato non sarà altro che un ulteriore approfondimento della sua figura di mecenate e amica dei tanti artisti sostenuti. E una sottolineatura dei suoi gusti personali, determinati dai legami affettivi intercorsi in anni di assidua frequentazione, a discapito della sequenzialità cronologica e della rigorosa indagine filologica. Per fortuna, verrebbe da dire. Perché il mondo interiore di Peggy è da sempre una inesauribile fonte di scoperte, che merita di essere raccontato ogni volta un po’ di più, a partire dalla sua straordinaria collezione. “Che per lei è sempre stata una missione”, afferma il curatore Luca Massimo Barbero, “poiché desiderava fortemente e cercava proprio quella particolare opera”.
L’allestimento di questa mostra sembra più vicino alla narrazione di un libro di storie piuttosto che a un freddo catalogo di immagini. Dove poter trovare, all’interno di un consistente nucleo storico di opere provenienti dalla Collezione Guggenheim di Venezia (tanto da dover riallestire l’omonimo museo), un’ulteriore selezione della collezione veneziana “scelta non in quanto tale ma perché vicina alla vita emotiva di Peggy”, secondo le parole del direttore Philip Rylands. Con l’aggiunta di tre nuove acquisizioni recenti (tra cui un disegno a penna di Jean Cocteau del 1920), quindi inedite per il pubblico. Unitamente a una dozzina di lavori di proprietà del Museo fondato a New York dallo zio dell’ereditiera americana, appartenenti a nomi come Marc Chagall, Max Ernst, Alberto Giacometti, Fernand Léger, Matta e Joan Miró.
Insomma, i numi tutelari del Surrealismo, comprendendo anche gli anticipatori e gli epigoni, per un totale complessivo di cinquantasei opere, concentrate nei circa 200 metri quadrati di un ambiente raccolto e intimo, denominato Arca. Una nuovissima e compatta struttura geometrica in acciaio e cristallo, letteralmente posata dal suo ideatore -l’architetto Ferdinando Fagnola- all’interno dell’ex chiesa duecentesca di San Marco (diventata Mercato Pubblico nel 1884) e ora adibita a sede espositiva nel pieno centro storico di Vercelli. L’idea, qui al debutto, sarà di far circuitare in questo luogo nei prossimi tre anni (al ritmo di una mostra all’anno) il patrimonio di grandi capolavori del XX secolo, provenienti dai musei della Fondazione R. Solomon Guggenheim di New York (come Bilbao e Berlino), nonché della stessa Venezia.
Ma, tornando alla mostra, già dalla prima sala se ne percepisce tutto l’intento biografico inerente la celebre collezionista e il suo ruolo di “salvifica traghettatrice di cultura”, per dirla con Barbero. Perché qui si raccolgono i primi germogli del suo adorato Surrealismo insieme ai suoi atti conclusivi. Come il già citato Cocteau, inviso al movimento che lo considerava troppo vanesio, ma sinceramente legato a Peggy, tanto da inaugurare nel 1938 la sua prima galleria, la londinese Guggenheim Jeune, con una raccolta di suoi disegni. Senza dimenticare quei lavori che sono testimonianza vivente, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, del suo prodigarsi verso artisti come l’ebreo romeno Victor Brauner (di cui tenta di aiutarne la fuga in America) e il tedesco Max Ernst, che sposa nel 1941 per lo stesso motivo.
Tra le opere particolarmente amate da Peggy Guggenheim figura un delicato acquerello di Paul Klee, realizzato in occasione di un viaggio in Sicilia nel 1924, nel quale, per il solo fatto di intitolarsi Ritratto di Frau P. nel Sud, la mecenate sembra riconoscervi il proprio ritratto. Quello di una donna eccentrica dalla spiccata personalità, innamorata della libertà e per questo alla ricerca di un modo di vivere che potesse assecondare i propri desideri e inclinazioni. Tutto quello che poteva offrirle solamente l’immaginario surreale dei suoi cari amici artisti.
L’allestimento di questa mostra sembra più vicino alla narrazione di un libro di storie piuttosto che a un freddo catalogo di immagini. Dove poter trovare, all’interno di un consistente nucleo storico di opere provenienti dalla Collezione Guggenheim di Venezia (tanto da dover riallestire l’omonimo museo), un’ulteriore selezione della collezione veneziana “scelta non in quanto tale ma perché vicina alla vita emotiva di Peggy”, secondo le parole del direttore Philip Rylands. Con l’aggiunta di tre nuove acquisizioni recenti (tra cui un disegno a penna di Jean Cocteau del 1920), quindi inedite per il pubblico. Unitamente a una dozzina di lavori di proprietà del Museo fondato a New York dallo zio dell’ereditiera americana, appartenenti a nomi come Marc Chagall, Max Ernst, Alberto Giacometti, Fernand Léger, Matta e Joan Miró.
Insomma, i numi tutelari del Surrealismo, comprendendo anche gli anticipatori e gli epigoni, per un totale complessivo di cinquantasei opere, concentrate nei circa 200 metri quadrati di un ambiente raccolto e intimo, denominato Arca. Una nuovissima e compatta struttura geometrica in acciaio e cristallo, letteralmente posata dal suo ideatore -l’architetto Ferdinando Fagnola- all’interno dell’ex chiesa duecentesca di San Marco (diventata Mercato Pubblico nel 1884) e ora adibita a sede espositiva nel pieno centro storico di Vercelli. L’idea, qui al debutto, sarà di far circuitare in questo luogo nei prossimi tre anni (al ritmo di una mostra all’anno) il patrimonio di grandi capolavori del XX secolo, provenienti dai musei della Fondazione R. Solomon Guggenheim di New York (come Bilbao e Berlino), nonché della stessa Venezia.
Ma, tornando alla mostra, già dalla prima sala se ne percepisce tutto l’intento biografico inerente la celebre collezionista e il suo ruolo di “salvifica traghettatrice di cultura”, per dirla con Barbero. Perché qui si raccolgono i primi germogli del suo adorato Surrealismo insieme ai suoi atti conclusivi. Come il già citato Cocteau, inviso al movimento che lo considerava troppo vanesio, ma sinceramente legato a Peggy, tanto da inaugurare nel 1938 la sua prima galleria, la londinese Guggenheim Jeune, con una raccolta di suoi disegni. Senza dimenticare quei lavori che sono testimonianza vivente, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, del suo prodigarsi verso artisti come l’ebreo romeno Victor Brauner (di cui tenta di aiutarne la fuga in America) e il tedesco Max Ernst, che sposa nel 1941 per lo stesso motivo.
Tra le opere particolarmente amate da Peggy Guggenheim figura un delicato acquerello di Paul Klee, realizzato in occasione di un viaggio in Sicilia nel 1924, nel quale, per il solo fatto di intitolarsi Ritratto di Frau P. nel Sud, la mecenate sembra riconoscervi il proprio ritratto. Quello di una donna eccentrica dalla spiccata personalità, innamorata della libertà e per questo alla ricerca di un modo di vivere che potesse assecondare i propri desideri e inclinazioni. Tutto quello che poteva offrirle solamente l’immaginario surreale dei suoi cari amici artisti.
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dal 9 novembre 2007 al 2 marzo 2008
Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale
a cura di Luca Massimo Barbero
Arca – Chiesa di San Marco
Piazza San Marco, 1 (centro storico) – 13100 Vercelli
Orario: da lunedì a venerdì ore 14-19; sabato e domenica ore 10-20; la biglietteria chiude mezz’ora prima
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Giunti con testi di Philip Rylands, Werner Spies e Luca Massimo Barbero
Info: tel. +39 0161596333; fax +39 0161596335; arcamostre@comune.vercelli.it
[exibart]
Cara Claudia, è sempre un piacere leggerti! sei instancabile e così appassionata, brava!
Un forte abbraccio!