Il Centre Culturel Français di Torino presenta fino a inizio novembre una mostra dedicata alla vicenda artistica di Pinot Gallizio. La mostra propone alcuni lavori dell’artista ed è completata da una documentazione piuttosto varia del percorso che condusse Gallizio dal Bauhaus Immaginista alla fondazione dell’Internationale Situationniste, fino al 1960, anno in cui l’artista si separò dal movimento. Tra le opere esposte figura inoltre un lavoro inedito del 1958.
La mostra indaga soprattutto la partecipazione di Gallizio al Movimento Situazionista e acquista significato soprattutto se si prende in considerazione la consistente ripresa, da parte di vari movimenti artistici e non, delle teorie che animavano l’IS, avvenuta in modo particolare a partire dagli anni novanta.
Nato ad Alba nel 1902, Gallizio è riconosciuto come uno dei protagonisti delle avanguardie europee degli anni cinquanta e sessanta. Chimico e farmacista, approfondì lo studio dell’archeologia, dell’etnologia e della geologia. Dal punto di vista artistico fu determinante per lui l’incontro con l’artista danese Asger Jorn e con il teorico Guy Debord, con i quali diede vita all’IS negli anni cinquanta. L’Internationale Situationniste nacque infatti come gruppo organizzato da teorici e artisti mossi soprattutto da una forte spinta ideale di rinnovamento della società e interessati a sperimentare nuove possibilità e metodologie espressive in ambito artistico.
La “pittura industriale” di Gallizio, insieme con le “peintures modifiées” di Asger Jorn, si proponeva il superamento dell’oggetto artistico tradizionalmente inteso, prospettando la possibilità di una maggiore libertà di ricerca, in grado di travalicare le necessità imposte dal mercato e dall’assetto sociale borghese. Con l’intento di realizzare “il superamento e la distruzione dell’oggetto pittorico” e di provocare l’azzeramento del valore di scambio, l’IS si concentrò sulla sperimentazione di nuove vie di espressione artistica, ricorrendo a tecniche inedite o non ortodosse e all’impiego di materiali inconsueti. Auspicando una “rivoluzione permanente della vita quotidiana”, il movimento situazionista fu inoltre storicamente all’origine della rivolta studentesca del 1968 in Francia.
Nel tentativo di destrutturare con i mezzi artistici, ma anche politici e sociali, le forme convenzionali della vita borghese, i situazionisti ambivano a provocare il risveglio dell’individuo rispetto alla vita politica e sociale e il definitivo superamento della produzione artistica personale a favore della realizzazione collettiva dell’opera d’arte. Ispirandosi soprattutto alle teorie di Guy Debord, il movimento si fondava sulla critica del mondo contemporaneo “spettacolarizzato”.
La mostra è organizzata dall’Archivio Gallizio in collaborazione con il Centre Culturel Francais di Torino, con il sostegno della Fondazione Ferrero, e prelude a una serata di discussione prevista nella sede del Centre Culturel per la fine di ottobre.
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