12 dicembre 2007

fino al 20.I.2008 Salvatore Astore Torino, Galleria Allegretti

 
Le campiture umbratili del pittore salentino invadono gli spazi antichi di Palazzo Bertalazone. Fra le ombre colorate emerge l’oppressione della normalità e la linearità della grazia. Una personale che ripropone temi e opere centrate sulla scriminatura del vedere...

di

C’è chi vive in attesa dell’idea. Perché è convinto che esista un posto dove aspettare. C’è chi la sente, chi la intuisce, chi la delimita e chi la coglie, senza poterla formulare. Perché in qualche modo sfugge e ancora non appartiene. L’idea. Guardando fuori, guardando verso, è sempre come se qualcun altro l’avesse concepita in absentia, prima di tutto. Come si può dunque, quasi fosse un pensiero, da imminente e confusa, rendere l’idea presente e luminosa nell’agonia spesso intelligibile dell’espressione? Quale stato bisogna inventare e perché? Perché arrivare alla parola, quando ormai, si sa, le parole troppo ripetute si estenuano e muoiono afflosciate?
Perché la monotonia della ripetizione costituisce la legge della materia. Perché l’universo verbale segue un processo d’invecchiamento molto più accelerato rispetto all’universo materiale. Perché l’unico riparo per l’idea è all’ombra dell’attesa, dell’immagine fissa su se stessa. Proprio là, dove la parola salta e lo spazio, universo in sé, si ripete, spegnendo il tempo. È questo il senso dato a Stanze, l’ultima personale torinese di Salvatore Astore (San Pancrazio Salentino, 1957).
In galleria, nelle sale antiche, dai soffitti altissimi, campeggiano le ultime serie di dipinti che l’artista ha voluto dedicare a un solo pensiero, a un’idea. L’ossessione aperta dell’angolatura. Le tele, quasi espressamente di grandi dimensioni, connotano con immediatezza, con grande sicurezza il tratto marcato e compatto di Astore. Salvatore Astore - Stanza - 2007 - olio su tela - cm 200x150Non si potrebbe fare altrimenti. Mentre qualche anno fa lo scenario pittorico dell’artista si riconosceva come vertigine carica di dettagli connotanti, quali sanitari, piastrelle e tubi di scarico, oggi ci si trova davanti un immaginario prospettico quasi ascetico. Una formalità raggiunta per sottrazione di ciascuno degli elementi descrittivo-decorativi.
Camminando fra le tele, velate da colori saturi, si è di fronte a un palco ad-domesticato. Un locus sul quale viene proiettata, a mo’ di fantasmagoria, l’ombra perpendicolare di una porta. Una porta che si apre proprio alle spalle dello spettatore e fa entrare la luce, tagliando un buio precedente, attraverso la lama di un’ombra colorata. Leggermente blu, leggermente beige, leggermente rossa o addirittura viola. Il segreto è nella quinta, dunque, per una volta spostata, perché messa al posto della platea.
Sottomesse nel rigore e nella struttura architettonica, queste stanze non ricordano nient’altro che loro stesse, emancipando all’atto della visione la verticalità ossessiva della quale godono i favori. La vista frontale, stabile nell’impalcatura prospettica della composizione, è dunque soltanto una scusa. Una bugia buona per rimbalzare il punto di fuga e procrastinarlo ante rem al momento del varco. Quando la separazione dell’ombra diventa un’apertura che scrimina, legando senza spezzare, l’orizzontalità limitata con la perpendicolarità schiacciante della risalita.

articoli correlati
A Palazzo Albiroli a Bologna nel 2002

ginevra bria
mostra visitata il 7 novembre 2007


dal 10 novembre 2007 al 10 gennaio 2008
Salvatore Astore – Stanze
Galleria Allegretti Contemporanea
Via San Francesco d’Assisi, 14 (zona Quadrilatero romano) – 10122 Torino
Orario: da martedì a venerdì ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0115069646; fax +39 0115538799; info@allegretticontemporanea.it; www.allegretticontemporanea.it

[exibart]

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui