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fino al 20.III.2003 Lilliput Torino, Galleria Martano
torino
Busti acefali fatti di attaches ramate. Parallelepipedi contenenti brandelli di passato e conchiglie di das colorato. Minuscoli oggetti che compongono grandi opere. Per riflettere sul rapporto tra immensamente grande e infinitamente piccolo…
Dopo un primo allestimento presso lo Studio De Luca di Roma, Lilliput approda a Torino. Ideata e prodotta da Massimo Arduini, Roberto Piloni e Iginio De Luca, la mostra è incentrata sul confronto tra il vasto e il minuto, l’insieme e il dettaglio, ma soprattutto sullo stretto rapporto che lega i due opposti. Il grande acquista forma e consistenza grazie al brulicare del piccolo. La mutazione del punto di vista modifica l’impressione dell’opera: osservarla da lontano permette di considerarla nella sua globalità, mentre analizzarla nel particolare consente di coglierne aspetti altrimenti impercettibili. Tutto è giocato sulla relazione ambivalente fondata sul contrasto sinergico tra lo sguardo sintetico e l’indagine analitica. Per arrivare ad un assunto indiscutibile: il concetto di dimensione è sempre relativo, nulla è grande o piccolo in assoluto. Il nucleo essenziale dell’esposizione è costituito da tre opere risalenti al 2002, una per ogni artista. 610 Ave Maria, 122 Padre Nostro, 122 Gloria al Padre di Iginio De Luca rimanda ad un rapido schizzo su parete di un panneggio giottesco, ma in realtà è composta da centinaia di minuscole porzioni di das, plasmate con le mani e verniciate di rosso. Gocciole di diversa ampiezza a forma di conchiglie allungate, gusci, sessi femminili o maschili, che paiono i grani di un rosario o le perline in plastica di una tenda antimosche. Ursus di Massimo Arduini include una sagoma acefala formata da attaches concatenate (come in Equestri maniaci o Giro-giro cavalluccio), un tronco senza terminazioni che sostiene un ovale in alluminio anodizzato sul quale scorrono veloci i versi di Crema da labbra: “Pomate di senso spalmate sul pane catarsi e catrame, ma respiro già meglio e il risveglio è infame!”. Lunario di Roberto Piloni comprende decine di parallelepipedi bianchi scoperti, disposti alla stessa distanza uno dall’altro. Piccoli microcosmi rettangolari in fila, come cassettini contenenti frammenti di vita. O vagoni di un unico treno, lungo tutta una parete, all’interno dei quali si scoprono scarpette di bambola, pettini, spilli, dita, nasi, la valva di una cozza, una saponetta, la punta di un coltello, un ditale, una piuma. Vere e proprie tracce umane, rappresentate da oggetti o da immagini ritagliate, da esaminare con attenzione, una per una. Un grande occhio, poi, spia all’interno di una stanza attraverso una finestrella. Appartiene ad un omone che richiama istantaneamente il Gulliver di Jonathan Switf: gigante a Lilliput, ma minuscolo esserino a Brobdingnag. Personaggio emblematico, se vogliamo, della condizione dell’artista – “difficilmente a suo agio perché sempre fuori posto e fuori scala, ovunque estraneo nonostante faccia di tutto per integrarsi”, proprio come asserisce Carlo Alberto Bucci nel testo critico che accompagna la mostra.
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mostra visitata il 22 febbraio 2003
Lilliput – Massimo Arduini, Roberto Piloni, Iginio De Luca
Torino, Galleria Martano, via Principe Amedeo 29 tel. 011 81.77.987
dal 14 febbraio al 20 marzo 2003
orario di visita: 15.30/19.30, dal lunedì al sabato
ingresso: libero
catalogo: a cura di Carlo Alberto Bucci
e-mail: galleria.martano@tin.it
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