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italiana ritorna il mito dell’artista notturno, stravagante e isolato, che
lavora solitario nella casa paterna, nascosto tra le case del suo antico borgo.
È una figura che ritorna spesso, soprattutto negli anni che precedono la Seconda
guerra mondiale e che rimane come substrato della vita della provincia italiana
per lungo tempo, fino agli anni ‘90 e forse fino a oggi. Sono figure che spesso
vantano nei loro primi anni di attività la militanza in qualche movimento
d’avanguardia, Futurismo in testa, e che raggiungono in vita, dopo un
volontario isolamento, importanti premi e riconoscimenti, venendo a
simboleggiare nella cultura italiana del dopoguerra l’incarnazione del mito
dell’artista pensoso.
La lista dei nomi
potrebbe essere molto lunga: Ottone
Rosai, Carlo Levi, Scipione… E tra questi la parabola
artistica di Osvaldo Licini (Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958):
adesione al Futurismo, partenza volontario per la Prima guerra mondiale, soggiorno
a Parigi, ritiro nell’Appennino marchigiano, militanza nell’astrattismo,
partecipazione alle mostre della Galleria il Milione di Milano, premi ed
esposizioni alla Biennale di Venezia.
La mostra alla Gam
di Torino, a lui dedicata, si sofferma sui cambiamenti di stile e di soggetto:
dai Draghi degli anni ‘30, dipinti astratti in cui su campi di colore
uniforme stanno segni e linee che richiamano metallo e allegri congegni
meccanici, per arrivare all’evoluzione del suo astrattismo lirico, sempre più
carico di visioni fantastiche e di poesia, tra la serie degli Angeli Ribelli
e degli Olandesi volanti.
È un segno, quello
di Licini, comune a molti artisti e intellettuali marchigiani, in primis
Leopardi, che il pittore amava, e che giunge fino a Enzo Cucchi, parlandoci sempre di visioni metafisiche e oniriche. Atmosfere
surreali, forse suggerite dal mare e dalle morbide colline. Questa sensibilità
fantastica va formandosi in Licini fin dagli anni della guerra, ed esplode a
partire dagli anni ’50, con la serie delle Amalassunte, lune umane dai
pensierosi faccioni, che sognano sospese in un mare astratto e in un cielo
rosso o blu.
La figura che ci
consegna questa mostra è quella di una sensibilità antica, cristallizzata in un
Italia oggi incomprensibile e forse molto distante. Nonostante il tentativo di
indagarne il mondo e l’attitudine, proponendo una presentazione di suoi libri e
letture, il suo gusto rimane distante e non evocato, difficilmente in sintonia
con la sensibilità contemporanea.
Questa distanza con
l’oggi è però forse un problema comune a molti artisti di quegli anni, di cui
forse, solo Giorgio Morandi, anche grazie all’attenzione
riservatagli da alcuni artisti internazionali, sembra essersi miracolosamente
salvato.
alberto osenga
mostra visitata il
10 novembre 2010
dal 23 ottobre 2010 al 20 marzo 2011
Osvaldo Licini – I capolavori
GAM – Galleria d’Arte Moderna e
contemporanea
Via Magenta, 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria
chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese
Catalogo Electa
Info: tel. +39 0114429518; fax +39
0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it;
www.gamtorino.it
[exibart]