Da qualche anno a questa parte stiamo assistendo ad una progressiva colonizzazione di certa area piemontese da parte dellâarte contemporanea. Ad un proliferare di iniziative allâaperto, con opere tendenzialmente scultoreo-installative, soprattutto in tempo di bella stagione. Iniziative che da location âfuori portaâ, come nel caso di Scultura Internazionale ad Agliè -al Castello Ducale di Agliè- e Genius Loci -al Castello di Racconigi-, sembrano attualmente dirigersi verso il metropolitano. Ă questo il caso della seconda edizione de La leggerezza della scultura, nata da unâidea dellâIstituto Nazionale dâArte Contemporanea di Cerrina, in provincia di Alessandria, e collocata presso il Parco della settecentesca Villa La Tesoriera a Torino. Degna location per ospitare un manipolo di scultori sui generis, a pochi passi da quel crocevia artistico rappresentato dal Borgo Campidoglio. Un tempo quartiere operaio, ora sede -tra una bottega artigianale e una galleria dâarte- del MAU (Museo dâArte Urbana), che deve la sua ragion dâessere ai numerosissimi murales disseminati tra le case basse di questo âpaese nella cittĂ â.
Al suo interno si erge il giardino di Piazza Peyron, lâaltro sito protagonista della manifestazione, che risulta cosĂŹ divisa in due momenti distinti ma complementari. Dal filone riconducibile ad una vocazione urbanistico-architettonica a quello piĂš vicino ad una concezione classica della materia scultorea, rivisitata però in chiave contemporanea. Al primo nucleo si possono sicuramente ascrivere le installazioni di Luciano Gaglio (Palermo, 1968) e Vittorio Valente (Asti, 1954), adagiate su due aiuole della piazzetta verde. E poi le opere realizzate a quattro mani dallo scrittore-giornalista-artista Silvano Costanzo e dallâarchitetto-designer Walter Vallini, che vanno a costituire unâulteriore appendice della rassegna nel cortile della vicina Fusion Art Gallery.
Gaglio compone in tre dimensioni, buttando un occhio al newyorkese Peter Halley, una sorta di circuito cittadino fatto di moduli geometrici di altezza variabile dalle tinte pastello. Dotati di relativa antenna metallica per connettersi e concedersi una parvenza di comunicazione, seppur virtuale. Mentre Valente sembra offrire unâipotesi di arredo urbano coi suoi panettoni-dissuasori rivestiti di soffice silicone, manipolato ad arte. E modellato secondo le forme di microrganismi cellulari, simili a tante piccole spore pronte a generare nuova vita, anche aliena.
Seconda edizione, si diceva, riveduta e corretta a partire dalla personale -presso lâalessandrino Parco dellâAddolorata- dello scultore astigiano Sergio Omedè che, da unico attore qual era, si ritrova ora circondato da nuovi artisti. A fare da corona sul piazzale antistante la Villa La Tesoriera, tra un ligneo alfabeto segnico di Riccardo Licata (Torino, 1929), forme piramidali, sferiche e totemiche in bronzo aperto ad eterogenee ramificazioni di Gianfranco Meggiato. E liriche tensioni allâinfinito nel puro contrapporsi di piani, in marmo levigato, della giovane scultrice Patrizia Murazzano. Nel tentativo di rendere possibile, attraverso unâestetica illusoria, la levitĂ nella grevitĂ , la leggerezza della scultura.
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