Quanti di voi sanno che in Francia ogni regione, sotto l’egida del ministero per la cultura, ha istituito da alcuni anni un fondo per l’arte contemporanea? Pochi, sicuramente; ma il dramma è che anche i nostri politici lo ignorano. Oltralpe, invece, le procedure di scelta e acquisto delle opere, a livello regionale, sono snelle e chiare: una commissione di esperti, che resta in carica un triennio, ha un budget (non ridicolo!) da devolvere ogni anno alle prodotti considerati migliori; importante sottolineare che, pur dovendo dando la precedenza agli artisti del proprio dipartimento, la commissione può scegliere anche installazioni provenienti dal resto della Francia o del mondo.
L’occasione per approfondire l’argomento ce la offre in questi mesi Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (un privato, naturalmente!) che a Guarene d’Alba, da anni sede della Fondazione Sandretto, ospita fino al 23 giugno la mostra Self/in Material Conscience, in collaborazione con il Frac Paca (il fondo regionale di arte contemporanea di Provenza, Alpi e Costa Azzurra). Inutile sottolineare la valenza delle sinergie tra istituzioni italiane e straniere, soprattutto tra quelle che rappresentano le punte di diamante del settore, ed altrettanto scandaloso ribadire quanto grande sia il merito dei privati in Italia rispetto alle istituzioni pubbliche. La signora Sandretto afferma “solo con un impegno costante e proveniente da più direzioni, la cultura contemporanea può trovare un canale di divulgazione” e già nel 2000 la personale di Giuseppe Gabellone (vincitore del premio Guarene Arte nello stesso anno) era stata realizzata dalla Fondazione Rebaudengo in collaborazione con un Frac francese.
Considerazioni polemiche a parte, la mostra merita di essere vista per il tema ispiratore e per la freschezza di molte opere presenti. Eric Mangion, curatore e direttore del Frac Paca, spiega “Con questa mostra ho voluto ricreare un filo rosso rappresentato dalla coscienza di se stessi, una sorta di autocoscienza che è, in particolare, metaforica”. Mangion ha immaginato, infatti, di ripercorrere i viaggi che i giovani aristocratici inglesi compivano in Italia tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Era il caso di letterati e poeti come Shelley e Byron, ma anche di pittori come Caspar David Friedrich, simboli del immaginario estetico romantico del primo Ottocento. L’incontro tra Patrizia Sandretto e Eric Mangion ha portato in questa mostra ben trentasei opere provenienti dalla collezione del Frac per evidenziare tante possibili esperienze in cui la coscienza individuale viene messa alla prova.
Ad indagare l’inconscio psichico è Guillaume Pinard. Tra le opere in mostra Le retour du refoulé (il ritorno del represso), in cui la casa viene vista come una piccola gabbia da cui esce un bambino, Con con e la bestia e Le saut (il salto), dove un bambino è racchiuso in una bolla, all’interno di un chiostro a sua volta racchiuso entro una muraglia.
Un ruolo centrale nell’esposizione possiede l’opera La ligne ouverte di Francesco Finizio, che proviene dal Museo d’Arte contemporanea di Marsiglia e di Martigues ed è posta di fronte all’installazione di Gilles Barbier, intitolata Da A à Alpha (1993).
Artisti come Nan Goldin, Sophie Calle, Uri Tzaig hanno realizzato opere molto affini a diari intimi; altri come Maria Marshall e Philippe Ramette hanno dato vita a creazioni che si richiamano all’inconscio psichico. Infine sono in mostra opere che rientrano nel modulo antropologico, come quella di Michel Francois.
Nella mostra sono presenti tutte le forme materiali della coscienza individuale, con supporti come il disegno, la pittura, la foto, il video o l’installazione, che creano nello spazio un percorso proteiforme, una sorta di labirinto dell’inconscio.
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Premio Piemonte 2001, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarente d’Alba (CN)
Luisa Lambri, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (CN)
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www.fondsrr.org
Claudio Arissone
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