Categorie: torino

fino al 20.VII.2002 | James Hyde | Torino, The Box e Associati

di - 19 Giugno 2002

Nato a Philadelphia nel 1958, James Hyde vive e lavora a New York. Il suo lavoro si muove sostanzialmente intorno alla rielaborazione della pittura astratta novecentesca, ispirandosi, soprattutto per la sottile componente ironica, all’opera di Duchamp. Le sue sono opere intense, che appaiono ancor più interessanti se confrontate con l’impostazione teorica che le sorregge.
I lavori esposti per la prima personale torinese vanno dalla pittura alla scultura. Spesso le due forme artistiche si fondono e scivolano l’una nell’altra, dando luogo a ciò che l’artista definisce pitture solide. Così gli affreschi monocromi di grandi dimensioni dipinti su polistirolo, si affiancano alle teche di reperti pittorici e ai sacchi dipinti e afflosciati mollemente e pesantemente alle pareti. La protagonista dell’esposizione è una materia polimorfa, rimaneggiata e rielaborata fino ad assumere una connotazione più fortemente visiva che tattile. Quella di Hyde è infatti una ricerca topologica, che ha da fare soprattutto con la qualità dello spazio in pittura e con i suoi rapporti con la materia al livello della visione e, si potrebbe dire, della lettura.
Nella sua pittura tutto è sempre sottoposto ad un’incessante trasformazione creativa: in tal modo si attua un movimento affascinante, in cui la pittura esce dallo spazio tradizionale della tela per invadere gli oggetti e le cose intorno a sé. Ciò che muta al variare dei materiali e dei colori, nelle parole dello stesso Hyde, non è la visione del nostro mondo, né tantomeno quella che noi abbiamo del nostro io: si tratta piuttosto di un esperimento ben più profondo e coinvolgente, che ha da fare con le modalità secondo cui “specifiche circostanze dell’atto di vedere possono riconfigurare noi stessi” e la nostra stessa immagine così come la percepiamo, nella totalità dei rimandi esterni.
A cavallo tra la body art (dove il corpo è però da intendersi come un qualsiasi corpo intorno a noi) e l’informale, la pittura di Hyde si configura – sempre nelle sue parole – come un vero e proprio testo: non fatto di parole, ma di percezioni visive poste in rapporto tra loro secondo una concezione rapsodica della visione e del discorso, con una profonda consapevolezza dello statuto ermeneutico dell’arte più che nell’ordine di una sua possibile struttura grammaticale.
La pittura ha da fare qui con una nozione di spazio particolarmente profonda e articolata, che converte la superficie (ogni superficie) in un’opera multidimensionale. E’ così che la corporeità della pittura si fa viva e si trasforma in storia e narratività, intrecciando in sé tempo e spazio.
Le definizioni di Hyde della pittura come body art e text art sono ricchissime e intense. Con grande consapevolezza, l’opera di Hyde si dispone infatti a una quantità infinita di riflessioni circa lo statuto stesso del dipingere e le sue qualità performative.

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Fabryce Hybert
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www.theboxassociati.com
www.jameshyde.com

maria cristina strati
visitata giovedì 30 maggio 2002


James Hyde
dal 30 maggio al 20 luglio 2002
Galleria The Box e Associati, Via S. Francesco da Paola 36, 10123 Torino
Tel. +390118125935 Fax. +390118134616 info@thewboxassociati.com
dal martedì al sabato 15,00-19,30


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