La mostra di Marianne Heier si snoda come un percorso a spirale lungo le sale della galleria: dal piano superiore, dove la serie di fotografie A common cold indaga l’intimità dell’animo umano, fino ai quadri ricamati e al video nella sala inferiore, che prendono a simbolo delle relazioni umane e sentimentali la tecnica giapponese del Ju-jitsu .
A common cold è una serie di otto fotografie che mostrano volti di uomini e donne nell’atto di piangere. Le immagini sono il risultato di una sorta di performance precedente lo scatto fotografico: seguendo la celebre tecnica teatrale di Stanivlaski, i personaggi si concentrano fino ad arrivare al pianto. Lasciando affiorare alla memoria i dolori più privati e segreti, i personaggi ritratti danno così luogo a una realissima e sconcertante messinscena. L’artista è una sorta di voyeur che indaga l’animo umano, cogliendo un dolore privatissimo caratterizzato dalla segretezza e dal riserbo e rendendolo visibile a tutti.
Pas de deux è invece un’installazione composta da tre piccoli libri dove è illustrata un’altra tecnica teatrale di lotta a due, questa volta utile a rafforzare il rapporto di cooperazione tra gli attori. I tappetini da ginnastica posti al di sotto sono una sollecitazione agli spettatori a provarli loro stessi.
La prima sala del piano inferiore ospita Exposure I-IV: sono 4 quadri ricamati che rappresentano pose di lotta Ju-jitsu. Qui è rappresentato il rapporto dialettico tra due persone, l’una nelle vesti dell’attaccante e l’altra dell’attaccato, rappresentate in colori diversi e ricorrenti (l’arancione e l’azzurro).
Infine il video Arena mostra una serie di esercizi Ju-jitsu operati da principianti: vediamo voli e cadute simboliche, che rappresentano le impacciate dinamiche relazionali e i sentimenti che le accompagnano.
Dalla persona alla relazione, nel lavoro della Heier tutto è filtrato dalla tecnica teatrale, vista come lotta simbolica che indaga i sentimenti umani e letteralmente li espone impudicamente allo sguardo del pubblico. Ma è anche e soprattutto un guardare dentro di sé, ai propri meccanismi personali di relazione. La fotografia e il video diventano qui sguardi indecenti, che fissano l’animo umano in un’immagine e la espongono a tutti, secondo un meccanismo perverso per cui tutto è mostrato senza residui. E’ una sensibilità tutta femminile, permeata da un fortissimo senso tragico.
articoli correlati
Letizia Cariello, Horto
Marzia Migliora. The Flicker
maria cristina strati
mostra visitata martedì 14 maggio 2002
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…