Fino al 29 settembre è allestita, presso la GAM di Torino, la più ampia retrospettiva mai realizzata dedicata alle opere di Giovanni Battista Quadrone. L’artista, nato a Mondovì nel 1844 e deceduto a Torino nel 1898, ebbe in vita largo consenso di pubblico e mercato ma non di critica, tanto che troppo spesso venne erroneamente identificato come pittore di caccia e di cani.
Proprio per dimostrare quanto ingiustificate fossero queste critiche, l’allestimento curato da Giuseppe Luigi Marini propone al pubblico oltre 130 raffigurazioni ripercorrendo l’intera produzione quadroniana a partire dall’Autoritratto a diciotto anni per arrivare al Paesaggio con ruscello del 1898.
La rassegna permette finalmente di identificare la vera produzione dell’artista monregalese: durante il percorso di visita si comprende chiaramente come il suo stile vada oltre la semplice pittura di genere ma matura negli anni fino ad arrivare ad un paesismo riflessivo.
Pur non abbandonando mai le calde penombre di interni, i rugosi visi dei cacciatori ed il realismo con cui ritrae e descrive i cani da caccia, Quadrone dimostra di avere una versatile e singolare personalità che lo porta a crescere e migliorare: a partire dai temi appresi da studente all’Accademia, arricchisce il suo personale stile attraverso il realismo delle scene militari e di genere e trova la sua giusta maturità aritistica nelle scene venatorie, nei brulli paesaggi sardi e nelle variopinte rappresentazioni circensi.
Colpiscono i paesaggi sardi, che offrono al visitatore lo scenario suggestivo dell’isola: raffigurando gli arbusti secchi, i verdi fichi d’india, i colorati costumi degli abitanti, l’artista non scende mai nel banale e nella scena riesce a rappresentare tutto il fascino di questa terra così vicino al continente ma ancora selvaggia e misteriosa.
Le scene circensi offrono lo spunto per ammirare l’artista alle prese con la varietà di fisionomie e caratteri degli spettatori apprezzandone la cura con cui descrive la coralità della rappresentazione.
Negli ultimi anni l’artista ritorna alla rappresentazione della vita agreste, l’osservazione della vita e dei ritmi dei contadini gli permette di maturare nella sua produzione di paesista, diventa sempre più attento ai particolari riuscendo a rendere l’atmosfera più intima e meditativa, tanto da permettere alle sue scene di andare oltre la semplice descrizione e diventare reali.
Sempre fino al 29 settembre, presso l’Antico Palazzo di Città di Mondovì, sarà possibile ammirare disegni dell’artista e dipinti di ispirazione monregalese.
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claudia pernumian
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