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Artista Uzbeko, Said Atabekov risiede in Kazakhstan, presentato tre volte alla Biennale di Venezia (2005, 2007 e 2011) nel padiglione dell’Asia Centrale, vanta curatori quali Viktor Misiano e Marco Scotini.
La mostra propone tre video dell’artista (Battle for the square – 2009, Walkman – 2005 e Sniper – 2005), un’installazione fotografica (Gengis Khan’s Shroud – 2010), fotografie (da Battle for the square – 2009 e da Korpeshe Flags – 2009) e tre installazioni.
È la relazione tra cultura, tradizione, globalizzazione e storia ad accomunare e a persistere in tutti i lavori, espressa attraverso le ambivalenze e le contraddizioni che la caratterizzano. Sullo sfondo della steppa kazaka, in Walkman (2005), vediamo l’artista-performer camminare su un adagio di Albinoni, trasportando sulle spalle un violoncello da lui stesso costruito (come tutti gli oggetti presenti). Un uomo senza volto, che non si ferma mai. Vestito con abiti tradizionali, si lascia trasportare dalle note drammatiche dell’adagio in questo spazio desertico solcato di tanto in tanto da alcuni pali elettrici. Un vagabondare senza fine e senza meta, all’interno di una melodia di per sé finita e strutturata.
Anche Sniper (2005) si sviluppa in un’ambientazione analoga: la steppa e una tipica famiglia tradizionale di nomadi caucasici. La scena è dominata da una culla con un bambino che a turno la famiglia si dedica a far ondeggiare. La culla, elemento di riposo, rifugio, comodità e serenità è costruita (sempre dall’artista) con alcuni elementi particolari: un mitragliatore come elemento di sostegno, una bandiera ONU a riparare il bambino da sole. Elementi diversi coesistenti, contrapposti e no, nella storia di questo Paese. La stessa ambivalenza è presente in Korpeshe Flags (2009), una serie di sei foto e un’installazione, in cui dei tappeti-coperte tradizionalmente utilizzati come giaciglio, su un lato rappresentano delle bandiere di paesi occidentali che vengono dispiegate da una donna velata sullo sfondo di un campo di papaveri. Si tratta di un altro rimando storico, evidente anche e soprattutto nell’opera Gengis Khan’s Shroud (2010): dopo le sue conquiste, Gengis Khan era solito seminare papaveri come segno di rinascita ma anche come simbolo di conquista.
Sara De Paoli
mostra visitata il 6 settembre 2012
dal 5 settembre al 30 ottobre 2012
Said Atabekov – Solo exhibition
Centro Videoinsight
Via F. Bonsignore, 7 – (10131) Torino
Orario: da lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 20.00 o su appuntamento
Info: videoinsight@videoinsight.it, www.videoinsight.it