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fino al 20.XII.2003 Per Barclay Torino, Galleria Giorgio Persano
torino
Studio della figura umana, dialogo placidamente isterico fra spazio, corpo e architettura, con fotografie e installazione. Una riflessione implacabile sull’esistenza umana. Crudele: che subisce e fa subire, in un tempo sospeso…
Per Barclay (Oslo 1955, vive e lavora a Parigi) ha vissuto a Torino dal 1989 al 1995. Il contatto con l’Arte Povera ha definito le sue cifre distintive: sculture e installazioni che utilizzano acqua e olio; fotografie che ricordano l’interesse per le arti performative.
In realtà la cifra è unica, perché le “archisculture” modulano spazio e tempo, sospendendoli in modo aurorale: Barclay propone un approccio “freddo” e al contempo coinvolgente. Non violenta, circuisce. D’altronde, acqua e olio hanno valenze ambigue come le “parole primordiali” freudiane: il pharmakon al contempo cura e avvelena.
In simultanea con la mostra torinese, una sua grande esposizione è allestita al Palacio de Cristal di Madrid: Barclay vi ha creato un circuito di riflessi visivi e sonori che inglobano fantasmaticamente lo spettatore all’interno delle installazioni.
L’ottava personale da Persano inizia con la gigantografia su forex di Halvard (2002-2003): nudo maschile in posizione fetale, col pollice in bocca, steso sul pavimento. Un uomo tatuato e villoso, ma che pare psicologicamente minato dalla socialdemocrazia nordica. La sala successiva colpisce immediatamente per la prospettiva sui due spazi successivi, sensazione amplificata dai cavi tesi che solcano a mezz’aria questa parte della galleria. Alla parete, Susanne (2003): una ballerina fotografata a colori mentre siede coi capelli che le ricoprono il viso. Pare una triste citazione da Degas, mentre il sistema del cavalletto in acciaio e plexiglas crea riflessi simili alle installazioni madrilene. I cavi che si notavano fanno parte di Senza titolo (2003) e sono collegati a due grandi altoparlanti neri montati su un palo in acciaio. È sufficiente sfiorarli per produrre una vibrazione acuta e disturbante, che invita a seguirne il percorso: si attraversa una prima sala vuota, mentre il parquet scricchiola (la galleria ospita un’installazione permanente di Max Neuhaus – Three “Similar” Rooms (1990) – che sfrutta proprio quel rumore) e l’ultima sala contiene il medesimo sistema audio, dotato però di un solo altoparlante. Alla parete c’è Tord (Gigante) (2001-2003): una fotografia in bianco e nero, un soggetto in posizione da lottatore di sumo. Si crea così una rete di rimandi visivi e sonori che spingono il visitatore a ripercorrere a ritroso le sale. Così ci si accorge che nel corridoio parallelo è applicato a una parete Autoritratto (2003): una sorta di trompe l’oeil riproducente un balconcino della galleria e, come in precedenti foto (ad esempio Geir André and Henia, 2002), un nudo è posizionato su un piedistallo, imprimendo al corpo una contorsione e un equilibrio innaturale che lo rende quasi inanimato. Siamo all’epilogo dell’indagine, pronti per Morten (2003). Un atto d’amore verso l’azionismo viennese (si pensi alla 9° Aktion (1965) di Hermann Nitsch), ove però Barclay sospende l’azione: il sangue cola dalla zona puberale, senza documentare alcunché, bensì testimoniando dell’(in)azione.
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mostra visitata il 28 novembre 2003
Per Barclay
Galleria Giorgio Persano
Piazza Vittorio Veneto, 9 – 10124 Torino
Orario: dal martedì al sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
Ingresso gratuito
Informazioni: tel. 011-835527; fax 011-8174402; info@giorgiopersano.com; www.giorgiopersano.com
Catalogo Hopefulmonster, Torino, euro 30 (pubblicato in occasione della personale a Madrid)
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