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19
novembre 2009
fino al 20.XII.2009 A pari passo #1 Torino, Novalis
torino
Foto, lightbox e installazioni per ripensare l’immaginario delle nostre città. Tre artisti di diversa provenienza ne narrano le forme. Raccontando gli uomini che le hanno costruite. A pari passo...
Muoversi insieme non necessariamente significa percorrere fisicamente
le stesse vie. A determinate distanze molte strade possono metaforicamente
incrociarsi, assomigliarsi e persino ripetersi. Questo accade anche nei
percorsi di tre giovani artisti presentati nella prima tappa di A pari passo, dedicata a Le città, nel quadro del progetto curato
da Antonio Arévalo. Non è solo una collettiva, ma un collage di esperienze che
rivela aspetti insoliti delle metropoli, spesso attraversate con poca attenzione.
Nel ripensamento delle città è senza dubbio maestro Italo Calvino che,
con Le città invisibili (1972), ha offerto spunti sul rapporto fra lo straniero e la terra
sconosciuta in cui si trova; riflessioni sugli uomini che quelle città le hanno
costruite, forgiate e dunque desiderate.
Come nel romanzo di Calvino, le visioni della città di Primož Bizjak
(Šempeter
pri Gorici, 1976; vive a Venezia e Madrid) sono squarci che gli altri solitamente non colgono, sono
immagini che la sola mente dell’artista può creare. Sono invisibili. A metà fra
quel che è stato e quel che sarà, gli spazi della Madrid di Biziak si collocano
infatti tra il crepuscolo e l’aurora. Sono luoghi ibridi in stato di abbandono
e in attesa di ridefinizione.
Nei lightbox, gli angoli urbani indagati sono fotografati con un banco
ottico in diversi momenti e poi nuovamente accostati per rivelarne la
sospensione temporale. Da una prospettiva interna, cioè dal cortile, l’artista
trasforma così questi spazi nei teatri della stessa umanità che li ha vissuti.
![Primož Bizjak - Quevedo-Madrid - 2007 - stampa lambda stampata su plexiglass - cm 156x250](https://www.exibart.com/foto/70430.jpg)
Assecondando un’idea di priapismo costruttivo, invece, si articola la
ricerca di Marlon De Azambuja (Santo Antônio da Patrulha,
1978; vive a Madrid). Nel video Movimento Concreto le immagini delle architetture di
San Paolo scorrono rapide e, tutti insieme, i palazzi svettano verticali verso
il cielo, ripercorrendo l’idea di forza e di potere politico espresso
attraverso l’architettura pubblica.
In mostra anche una versione dei lavori di Metaesquema, progetto che riflette una
personale interpretazione della città e dei suoi elementi e oggetti più comuni.
Tombini, pali e dissuasori stradali sono i soggetti delle fotografie sulle
quali l’artista interviene, disegnando forme geometriche. Una rilettura forse
della poetica object-non object del sudafricano Robin Rhode che, coi suoi lavori, trasforma
l’azione in scultura animata, sfruttando al meglio ogni angolo della città.
![Marlon De Azambuja - Metaesquema - 2009 - china nera su stampa inkjet - cm 21x30](https://www.exibart.com/foto/70431.jpg)
Infine, Patrick Hamilton (Lovanio, 1974; vive a Santiago del Cile), terzo
straniero che, come il Marco Polo calviniano, racconta di un’altra metropoli.
Santiago del Cile è presentata come riflesso del modello neoliberale della
dittatura di Pinochet. I fotomontaggi e collage di Hamilton restituiscono
ritagli di grattacieli non più specchianti, ma rivestiti da cover in finto
legno e granito.
Intervento che così trasforma Santiago in Sanhattan. Per riflettere ironicamente
sull’estetizzazione generalizzata della nostra epoca, dovuta alla pubblicità e
ai media.
le stesse vie. A determinate distanze molte strade possono metaforicamente
incrociarsi, assomigliarsi e persino ripetersi. Questo accade anche nei
percorsi di tre giovani artisti presentati nella prima tappa di A pari passo, dedicata a Le città, nel quadro del progetto curato
da Antonio Arévalo. Non è solo una collettiva, ma un collage di esperienze che
rivela aspetti insoliti delle metropoli, spesso attraversate con poca attenzione.
Nel ripensamento delle città è senza dubbio maestro Italo Calvino che,
con Le città invisibili (1972), ha offerto spunti sul rapporto fra lo straniero e la terra
sconosciuta in cui si trova; riflessioni sugli uomini che quelle città le hanno
costruite, forgiate e dunque desiderate.
Come nel romanzo di Calvino, le visioni della città di Primož Bizjak
(Šempeter
pri Gorici, 1976; vive a Venezia e Madrid) sono squarci che gli altri solitamente non colgono, sono
immagini che la sola mente dell’artista può creare. Sono invisibili. A metà fra
quel che è stato e quel che sarà, gli spazi della Madrid di Biziak si collocano
infatti tra il crepuscolo e l’aurora. Sono luoghi ibridi in stato di abbandono
e in attesa di ridefinizione.
Nei lightbox, gli angoli urbani indagati sono fotografati con un banco
ottico in diversi momenti e poi nuovamente accostati per rivelarne la
sospensione temporale. Da una prospettiva interna, cioè dal cortile, l’artista
trasforma così questi spazi nei teatri della stessa umanità che li ha vissuti.
![Primož Bizjak - Quevedo-Madrid - 2007 - stampa lambda stampata su plexiglass - cm 156x250](https://www.exibart.com/foto/70430.jpg)
Assecondando un’idea di priapismo costruttivo, invece, si articola la
ricerca di Marlon De Azambuja (Santo Antônio da Patrulha,
1978; vive a Madrid). Nel video Movimento Concreto le immagini delle architetture di
San Paolo scorrono rapide e, tutti insieme, i palazzi svettano verticali verso
il cielo, ripercorrendo l’idea di forza e di potere politico espresso
attraverso l’architettura pubblica.
In mostra anche una versione dei lavori di Metaesquema, progetto che riflette una
personale interpretazione della città e dei suoi elementi e oggetti più comuni.
Tombini, pali e dissuasori stradali sono i soggetti delle fotografie sulle
quali l’artista interviene, disegnando forme geometriche. Una rilettura forse
della poetica object-non object del sudafricano Robin Rhode che, coi suoi lavori, trasforma
l’azione in scultura animata, sfruttando al meglio ogni angolo della città.
![Marlon De Azambuja - Metaesquema - 2009 - china nera su stampa inkjet - cm 21x30](https://www.exibart.com/foto/70431.jpg)
Infine, Patrick Hamilton (Lovanio, 1974; vive a Santiago del Cile), terzo
straniero che, come il Marco Polo calviniano, racconta di un’altra metropoli.
Santiago del Cile è presentata come riflesso del modello neoliberale della
dittatura di Pinochet. I fotomontaggi e collage di Hamilton restituiscono
ritagli di grattacieli non più specchianti, ma rivestiti da cover in finto
legno e granito.
Intervento che così trasforma Santiago in Sanhattan. Per riflettere ironicamente
sull’estetizzazione generalizzata della nostra epoca, dovuta alla pubblicità e
ai media.
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dal 6 novembre al 20 dicembre 2009
A pari passo #1 – Le città
a cura
di Antonio Arévalo
Novalis Fine Arts Gallery
Via Carlo Alberto, 49/51 (zona Porta Nuova) – 10123 Torino
Orario: da lunedì pomeriggio a sabato ore 9-12 e 15-18
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 01119717497; fax +39 01119717498; info@novalisfineart.com; www.novalisfinearts.com
[exibart]