Le creazioni artistiche dei tre scultori hanno alcuni aspetti comuni ma ciò che emerge fortemente dalla visione d’insieme delle opere esposte, è l’immagine di un lavoro personale in progressione, di una scultura, intesa come disciplina artistica, che si evolve continuamente.
Ci sono alcune similitudini, ad esempio, tra le linee e le geometrie di Cordero e Venet mentre King si esprime con segni e forme che sembrano più libere e meno rigorose. Anche la predilezione di alcuni materiali può accomunarli o distinguerli ma, si tenga conto che il lavoro di ognuno è il risultato di una lunga sperimentazione con i materiali più svariati. Quasi sempre i frutti di questa sperimentazione, sono opere monumentali che nonostante il peso enorme sembrano magicamente in movimento, sorprendentemente leggere.
Linee spezzate, enormi cerchi in ferro, acciaio o bronzo, formano figure armoniose dalla grande plasticità, in grado di mutare e dare una nuova connotazione all’ambiente in cui vengono posizionate. L’uso del colore, l’introduzione di frammenti o la decisione di lasciare l’opera in uno stadio semi grezzo, permettendo di intuire parte del processo creativo che l’ha prodotta, sono accorgimenti – divertenti da scoprire e percepire – che gli artisti usano per creare uno stile personale.
E’ questa, insomma, una mostra da non perdere e da gustare con calma, con lentezza, soffermandosi a lungo su ogni singola opera, toccandola all’occorrenza, e lasciandosi coinvolgere emotivamente dalla loro presenza invadente e carica di significati e magia.
bruno panebarco
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