Composizioni particolarmente audaci, dipinti caratterizzati da bizzarri ed informi miscugli di colori, macchie di colore scuro sovrapposte a caso… ecco l’incredibile diario di bordo del viaggiatore Ackermann. Attraverso l’uso spregiudicato della tecnica e del colore, descrive le sue sensazioni, le sue emozioni di “traveller” senza soste e confini.
Nelle sue opere dimostra di essere un attento osservatore, proprio per questo solitario, sfavorevole verso le mete e i modi proposti dalle agenzie di viaggio e, non da ultimo, con dei momenti di tristezza. I suoi mille colori, infatti, raramente sono vivaci: non riporta sulla tela solo le percezioni uniche e magiche dei viaggiatori senza meta, quale l’integrazione con persone, usi e costumi, ma soprattutto i difetti del mondo che appaiono più evidenti e troppo spesso sono ripetitivi.
Ecco che allora prevalgono toni poco caldi, le sue isole di dolore, le sue righe disordinate, segno del caos mondiale dell’orizzonte contemporaneo: un mondo sempre più caotico, dove all’annullamento delle distanze geografiche, appiattite grazie a nuovi sistemi di comunicazione e trasporto, corrisponde una diffusa frammentazione economica e culturale. L’artista attentamente osserva che il turismo è sul punto di diventare un sistema molto più aggressivo e totalitario delle pre-esistenti forme di colonialismo.
Ecco le impressioni istantanee dopo aver visitato la prima mostra personale italiana di Franz Ackermann, nato a Neumarkt St. Veit, ma residente a Berlino, allestita al Castello di Rivoli fino al 21 gennaio. La mostra B.I.T. (Back in Town – Di ritorno in città) sviluppa proprio l’analisi di Ackermann nei confronti del turismo, quale manifestazione profondamente legata alla natura di movimento continuo del mondo contemporaneo. Esponente della nuova generazione di artisti berlinesi, Ackermann ha tratto spunto per i suoi lavori dalle numerose esperienze di viaggio, da Hong Kong a Manila, da Bangkok a Pechino, da San Paolo a New York.
Lo spazio della mostra è definito da Non Stop, Daily (Senza sosta, quotidianamente), due grandi dipinti realizzati sui muri laterali che sembrano accogliere il grafico di un errabondo itinerario di viaggio. Questo tracciato è animato da una serie di lavori su carta, le Mental Maps (Mappe mentali), ritratti di città visitate concepiti come personali sistemi di orientamento. Sono parte dell’installazione varie fotografie ad agenzie turistiche di Berlino: l’artista le sta progressivamente realizzando con intento documentario, ritenendo che la diffusione di Internet ne determinerà la sparizione.
Nei circa venti lavori che costituiscono il corpus dell’esposizione si delineano almeno tre temi fondamentali nell’opera dell’artista. Uno è quella della tendenza al nomadismo, visibile nella serie di opere ad acquerello, le ”mappe mentali”, che rappresentano l’impatto sulla psiche umana di un nuovo contesto geografico. Esse sono prodotte nelle stanze d’albergo, in occasione di ogni incontro con una nuova città.
Gli altri due sono le ”evasioni” e le recenti installazioni che comprendono grandi dipinti a muro sul mondo urbano, dove il viaggio, in pratica, assume una propria identità, diventa colore attivo, non sfondo passivo, conferendo ai dipinti in oggetto una straordinaria libertà espressiva.
Il catalogo che accompagna la mostra, primo volume della nuova serie di monografie pubblicate dal Castello di Rivoli, contiene (versione italiana e inglese) il testo critico di Marcella Beccarla e la documentazione fotografica delle opere allestite.
Claudio Arissone
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