Luisa Valentini (Torino, 1954) lascia da parte per un momento le grandi dimensioni e i metalli saldati a vista, per entrare in sintonia con gli spazi raccolti della Galleria Dieffe, in pieno Quadrilatero Romano. Restano le suggestioni naturali che caratterizzano i suoi lavori, così come i materiali e le forme che la accompagnano abitualmente. Sinapsi: ferro incorniciato da legno grezzo, come quadretti dimenticati da un’altra epoca, ferro modellato in forme naturali e ricoperto di cera d’api, a renderlo ancora più vissuto, ancora più parte della natura. Forme che paiono escrescenze sorte spontaneamente dal legno stesso, e da questo protette. Solo, ad un certo punto, un elemento inatteso, umano: piedi, a spezzare la “vegetalità” del mondo di Valentini.
Tornano le rose, un elemento ricorrente nell’opera dell’artista torinese, ma anch’esse mutano forma e dimensioni: ora roselline in metallo, quasi decorative, ora strutture in ferro e smalto, una bianca e l’altra nera, che paiono sfilacciarsi fino quasi a perdere il loro aspetto per diventare qualsiasi altra cosa, forse ali, forse forme astratte. Allo stesso modo, evocano sagome del mondo naturale senza esserlo compiutamente i soggetti della serie Soffio. Nuove ispirazioni e nuovi materiali per l’artista, che disegna a matita forme leggere ed evanescenti. Ricordano ora soffioni, ora piume, ora capelli mossi dal vento. Poi li annega in una superficie di resina che ne modifica l’effetto finale, rendendo i disegni lontani, impalpabili.
Eppure, un tale richiamo al mondo vegetale non impedisce all’artista di usare materiali che riconduciamo più facilmente a un’officina, come il ferro saldato e il neon. Neon piegato e sagomato a ricordare, nuovamente, una rosa, che si staglia su un sentiero tortuoso scavato su lastre di marmo e acciaio inox. È Equipotenziale, una coppia di lastre, anch’esse una bianca e una nera, come lo Yin e lo Yang, solcate da un groviglio di neon la cui artificiale fonte di energia, un trasformatore, è lasciato in bella vista, parte dell’opera.
Un sottile equilibrio tra pieni e vuoti, visibile e non visibile, reale e astratto, il sentiero su cui si muove Luisa Valentini. Un sentiero sospeso tra scultura e disegno, tra forme e materiali che offrono sempre nuova ispirazione, “scoprendo”, come scrive la curatrice della mostra, Marisa Vescovo, “il senso di quella particolare scrittura cifrata che leggiamo nelle nuvole o nei fiori”.
paola sereno
mostra visitata il 17 febbraio 2007
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…