La mostra allestita in questi giorni alla Fondazione Italiana per la fotografia è dedicata al tema del viaggio e all’incontro tra culture. Soggetti cari a chi ama l’avventura e il contatto con il nuovo, il diverso.
Tre sale dedicate al viaggio.
L’esplorazione si apre con alcune foto storiche facenti parte della collezione della Fondazione, una serie di stampe originali: da Beato a Frith e McPherson e autori di Archivio Mediterraneo che introducono lo spettatore alla visione della seconda sala interamente dedicata alla collezione Moribondo di recente donata alla Fondazione dai figli del giornalista scomparso due anni fa. Immagini scattate negli anni sessanta, selezionate tra i quasi 10.000 scatti in diapositiva, e i circa 400 positivi in bianco e nero.
Infine, una saletta proiezione per presentare oltre 60 diapositive di Moriondo che spaziano dal Kenya a Cylon alla Russia fino al Giappone e alla Cina.
Laureatosi in Lettere e Filosofia iniziò a lavorare a Stampa Sera subito dopo la guerra. La collaborazione col giornale durò per più di trent’anni e lo vide passare agevolmente dal ruolo di cronista a quello di inviato speciale, fino alla prestigiosa carica di vice-direzione.
Cultore della montagna alla quale è dedicato lo scatto fatto sul Monte Bianco ed amante dei viaggi, si autodefiniva un fotoamatore che tra un servizio giornalistico e l’altro pubblicò numerosi libri, oggi introvabili, curandone oltre alla parte iconografica anche quella letteraria Se dovessi descrivere con un aggettivo le sue immagini direi che sono eleganti. Egli, infatti, sapeva trarre da ogni corpo, viso o situazione la sua più intima nobiltà e questo lo si percepisce vedendo scatti come le cascate del Brasile o nei corpi filiformi dei pescatori di Ceylon, nei visi peruviani così come nelle immagini di Algeri, Niger e del Sahara. Con la capacità di chi sa cogliere l’essenziale diventa meno dura anche una foto come Risciò, l’uomo che trasporta l’uomo, un’immagine che diventa simbolo di una incolmabile differenza sociale.
La mostra si arricchisce di una parte storica, presentando tre album: “English Views” della fine dell’800, e due di Peretti Griva su Roma e Torino di inizio secolo.
Federica De Maria
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