Alessandro Dal Pont, bellunese classe ’72 (vive tra la città natale e Milano), già protagonista di alcune collettive e di una personale in Emilia un paio d’anni fa, offre con questa nuova mostra una rivisitazione esemplarmente personale del rapporto tra Europa e America, tra passato e presente. È un viaggio metaforico e fisico insieme, perché a cavallo tra spazio e tempo, teso a rintracciare coordinate che rielaborino il rapporto, in apparenza conflittuale, ma ricco in realtà di punti di consonanza, tra mondi lontani. Un modo per invitare lo spettatore a riflettere su un’amalgama che trae la sua ragion d’essere proprio dall’originalità della proposta e dalla vibrante tensione del confronto.
Quattro opere ad incunearsi nelle stanze della galleria Peola, cercando il proprio spazio e trovando una propria congeniale dimensione. Due dee, l’animazione che apre la personale, sorprende per l’accostamento delle figure stilizzate di Nonna Papera e Paperina, icone di un’arte che rappresenta il midollo dell’immaginario americano come il fumetto Disney, in un confronto/opposizione che richiama direttamente al mito classico della Madre e della Figlia. Dal Pont gioca con gli specchi, le ombre e i colori, ma è soprattutto la rotazione che carica di senso il perenne mutamento che avviene sotto gli occhi di chi osserva. Se Due dee simboleggia la mutevolezza, Popcorn è invece simbolo di fissità, staticità: un pannello con migliaia di chicchi di grano, dallo spessore ridotto, a occupare gran parte di una parete e a riflettere la poca luce della stanza.
È un richiamo nemmeno troppo velato ai miti antichi della fertilità, al mais che rappresenta il cibo più a portata di mano nella sua incalcolabile reiterazione. In antitesi, questa seconda opera, con REM, un lenzuolo bianco nel quale due bicchieri imprigionano altrettante mosche, fino alla morte per asfissia. Dal Pont elabora il tema della morte con una rappresentazione mesta e luttuosa, accentuata ancor più dal contrasto cromatico tra il biancore del lenzuolo e il nero delle mosche, che giacciono immobili sotto i bicchieri.
È però con Gli sposi che il messaggio dell’artista trova la sua forma più compiuta; nell’ammassarsi di due scatole disposte una sopra l’altra, nel fragile equilibrio dei bicchieri abbandonati su di esse, nei fili avvolti dalla plastica che si espandono a terra e nei buchi delle scatole stesse, avvolte dalla carta regalo con disegni di Paperino e Winnie The Pooh. Il tono dimesso, accentuato dall’impressione di essere arrivati alla fine di “qualcosa”, fa sì che l’opera appaia quasi perduta nello spazio circostante, consegnando allo spettatore il sentimento di un’incolmabile precarietà, di una disarmonia palese e scomoda, che giustifica però l’urgenza di una rappresentazione ai limiti della drammatizzazione, un passo prima dell’incombere della tragedia.
articoli correlati
Europa in venti giorni
fabio tasso
mostra visitata il 14 luglio 2005
Curata da Stefano Raimondi, MOCKUPAINT di Oscar Giaconia al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone rimarrà aperta fino al 26 gennaio…
Il 2024 l'ha dimostrato, l'architettura roboante e instagrammabile è giunta al capolinea. Forse è giunto il momento di affinare lo…
Caterina Frongia, Millim Studio, Flaminia Veronesi e Anastasiya Parvanova sono le protagoniste della narrazione al femminile in corso presso Spazio…
Sei consigli (+1) di letture manga da recuperare prima della fine dell'anno, tra storie d'azione, d'amore, intimità e crescita personale.…
Aperte fino al 2 febbraio 2025 le iscrizioni per la sesta edizione di TMN, la scuola di performance diretta dall’artista…
Fino al 2 giugno 2025 il Forte di Bard dedica una mostra a Emilio Vedova, maestro indiscusso della pittura italiana…