27 maggio 2010

fino al 22.VIII.2010 Ceramica Lenci Torino, Palazzo Madama

 
Dalla produzione di bambole a quella di “belle statuine”. Ovvero la sfida della Lenci, nella Torino degli anni ruggenti. Quando gli artisti progettavano anche sculture in ceramica...

di

Da status symbol negli anni ‘20 e ‘30 a relitti dimenticati nelle
soffitte, le “sculture in miniatura” della ditta Lenci hanno vissuto nel giro
di pochi decenni il destino ricorrente per gli oggetti che riassumono in sé i
caratteri di un’epoca, subendo poi spesso una damnatio memoriae, prima di essere riscoperti dai
collezionisti e dalla critica.
Ma è proprio il legame con la cultura dell’Italia degli
anni precedenti al secondo conflitto mondiale che rende così particolari le
ceramiche Lenci, il cui nome (al quale venne in seguito assegnato anche un
significato di acronimo latino) deriva dal vezzeggiativo di Elena Konig, fondatrice insieme al marito
Enrico Scavini della manifattura.
L’attività degli Scavini, passati a partire dal 1927 dalla
confezione di bambole, arredi, stoffe, a quella di ceramiche, Gigi Chessa - Torso che si pettina (versione bianca) - 1929 - terraglia decorata a smalti policromi sottovetrina - cm 36,5x11,6x6,8 - coll. privatasi colloca nella
stessa Torino capitale dell’industria ma anche del cinema e della moda in cui
si svilupparono le esperienze intellettuali di Lionello Venturi o Augusto Monti
(suocero peraltro di Mario Sturani, artista che lavorò a lungo per la Lenci), il mecenatismo
di Riccardo Gualino, le ricerche di Felice Casorati, del Gruppo dei Sei o del secondo
Futurismo.
Aperte alle suggestioni internazionali (specie delle Wiener
Werkstatte) e al confronto con quanto stavano realizzando artisti quali Arturo
Martini
(per l’Ilca
di Nervi) e Giò Ponti (per la Richard Ginori), le sculturine Lenci rivelano un gradevole
eclettismo. Quelle presenti in mostra spaziano infatti dagli influssi déco di Giuseppe
Porcheddu
e di Giovanni
Riva
alle
atmosfere tardo-simboliste di Sandro Vacchetti, all’elegante naturalismo degli
animali di Felice Tosalli, fino alle volumetrie semplificate, di stampo
novecentista, dei nudi di Gigi Chessa.
Le creazioni che riscossero maggior successo furono però
quelle dei già citati Elena Konig e Sturani, Sandro Vacchetti - Le due tigri - 1931 - terraglia decorata a smalti policromi sottovetrina - cm 40x30,4x15,5 - coll. privataoltre che di Giovanni Grande. La prima si specializzò in
figure femminili graziose e ammiccanti, moderne e ironiche, con un’incantevole
leggerezza che le distingue dal realismo più illustrativo di Abele Jacopi. Grande predilesse forme solide e
squadrate, in bilico tra Ritorno all’ordine (si veda l’omaggio a Martini e a Carlo
Carrà
nell’Antilope) e tradizioni popolari, che
affascinarono in specie la moglie Ines Grande. L’artista più geniale è forse
Sturani, d’inesauribile inventiva e fantasia, paragonabile al mondo giocoso di Fortunato
Depero
.
Oltre a offrire una panoramica delle soluzioni dispiegate
nel primo decennio di produzione ceramica della Lenci, il periodo più
innovativo, la mostra torinese consente anche di scoprire l’iter che conduceva
all’esecuzione dei pezzi, grazie alla presenza di disegni e gessi preparatori.

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stefano manavella
mostra visitata il 3 aprile 2010


dal 22 marzo al 22 agosto 2010
Ceramica
Lenci. Sculture d’arredo 1929-1936
a cura di Valerio Terraroli ed Enrica Pagella
Museo Civico d’Arte Antica – Palazzo Madama
Piazza Castello – 10124 Torino
Orario: da martedì a sabato ore 10-18; domenica ore 10-20
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6
Catalogo
Allemandi
Info: tel. +39 0114433501; palazzomadama@fondazionetorinomusei.it;
www.palazzomadamatorino.it

[exibart]


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