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08
marzo 2010
fino al 23.V.2010 Keep your seat Torino, Gam
torino
Prendete posto. Anzi, restate ai vostri posti. Il museo piemontese propone un nuovo trio di mostre. E indaga i confini porosi fra arte e design. Dimostrando che il denaro non è tutto nella gestione d’una istituzione...
Sull’invito
e sulla copertina del catalogo della mostra Keep your seat, la celebre sedia Red and Blue, ideata da Gerrit T. Rietveld nel 1918, è avvolta da cinghie di
cuoio: un capolavoro dell’avanguardia trasformato da Christoph Büchel in Untitled (1994/2004), simbolo di
costrizione e cattività.
I
linguaggi del design e dell’arte contemporanea si intersecano, sconfinano l’uno
nell’altro. È questo l’assunto dell’ampia e ben documentata rassegna, al centro
della quale è posta la sedia, un oggetto d’uso quotidiano, imprescindibile.
Quello che nel design è un corpo reale e concreto, nell’arte diventa assenza e
negazione. In questo senso, il fulcro ideale del percorso è il video di Simon
Starling, Four
Thousand Seven Hundred
and Twenty
(2007): l’artista indugia sui particolari di una sedia realizzata da Carlo
Mollino nel 1959,
che diventa l’oggetto di un desiderio “astratto”, conturbante e sensuale.
Lo
spettatore si muove tra le forme e i materiali più diversi (legno, bronzo,
plastica, fibre sintetiche, coloratissime), fra prototipi famosi, ideati dagli
innovatori delle avanguardie, quali Thonet, Herbert von Thaden, Charles Rennie Mackintosh, Carlo Bugatti, e originali creazioni
contemporanee che suggeriscono atmosfere inquietanti.
Così,
ad esempio, il divanetto Courbé, in stile neocoloniale, viene trasformato da Ghada
Amer, assumendo una valenza pittorica
grazie al filo da ricamo rosso; i manichini neri di Corpse Sofa (2009) elaborato dall’Atelier van Lieshout aggettano nello spazio, rendendo
la seduta improbabile; Butterfly (1954) di Sori Yanagi coniuga il materiale legno con
una forma leggera, metafora della libertà; i Troni di Adolf Vallazza evocano un intreccio di miti e
culture; Right Of Return (By Themselves and Of Themselves) (2008-10) di Marc André Robinson è un girotondo di sedie sospese a
mezz’aria, per la serie delle “sedute impossibili”.
Risulta
particolarmente suggestiva l’installazione di Giuseppe Gallo, Eroi (2006), dodici sedie in bronzo,
sottili, altissime, le cui gambe, tutte differenti, ricordano le zampe dei
fenicotteri e palesano instabilità e precarietà.
Vi è
poi una sorta di mostra nella mostra, una sala dedicata a Chen Zhen, la cui ricerca assume come
assunto fondamentale l’abbandono della dimensione ipertecnologica a favore
della riscoperta della cultura originaria. Tra i lavori esposti si segnalano Autel
de lumière
(1999), un altare costituito da una sedia e da una vasca da bagno ricoperte da
candele, e Un village sans frontières (2000), minuscole case di candele, realizzate con sedie
provenienti da diversi paesi, a esorcizzare il male del mondo attraverso una
ritualità magica.
e sulla copertina del catalogo della mostra Keep your seat, la celebre sedia Red and Blue, ideata da Gerrit T. Rietveld nel 1918, è avvolta da cinghie di
cuoio: un capolavoro dell’avanguardia trasformato da Christoph Büchel in Untitled (1994/2004), simbolo di
costrizione e cattività.
I
linguaggi del design e dell’arte contemporanea si intersecano, sconfinano l’uno
nell’altro. È questo l’assunto dell’ampia e ben documentata rassegna, al centro
della quale è posta la sedia, un oggetto d’uso quotidiano, imprescindibile.
Quello che nel design è un corpo reale e concreto, nell’arte diventa assenza e
negazione. In questo senso, il fulcro ideale del percorso è il video di Simon
Starling, Four
Thousand Seven Hundred
and Twenty
(2007): l’artista indugia sui particolari di una sedia realizzata da Carlo
Mollino nel 1959,
che diventa l’oggetto di un desiderio “astratto”, conturbante e sensuale.
Lo
spettatore si muove tra le forme e i materiali più diversi (legno, bronzo,
plastica, fibre sintetiche, coloratissime), fra prototipi famosi, ideati dagli
innovatori delle avanguardie, quali Thonet, Herbert von Thaden, Charles Rennie Mackintosh, Carlo Bugatti, e originali creazioni
contemporanee che suggeriscono atmosfere inquietanti.
Così,
ad esempio, il divanetto Courbé, in stile neocoloniale, viene trasformato da Ghada
Amer, assumendo una valenza pittorica
grazie al filo da ricamo rosso; i manichini neri di Corpse Sofa (2009) elaborato dall’Atelier van Lieshout aggettano nello spazio, rendendo
la seduta improbabile; Butterfly (1954) di Sori Yanagi coniuga il materiale legno con
una forma leggera, metafora della libertà; i Troni di Adolf Vallazza evocano un intreccio di miti e
culture; Right Of Return (By Themselves and Of Themselves) (2008-10) di Marc André Robinson è un girotondo di sedie sospese a
mezz’aria, per la serie delle “sedute impossibili”.
Risulta
particolarmente suggestiva l’installazione di Giuseppe Gallo, Eroi (2006), dodici sedie in bronzo,
sottili, altissime, le cui gambe, tutte differenti, ricordano le zampe dei
fenicotteri e palesano instabilità e precarietà.
Vi è
poi una sorta di mostra nella mostra, una sala dedicata a Chen Zhen, la cui ricerca assume come
assunto fondamentale l’abbandono della dimensione ipertecnologica a favore
della riscoperta della cultura originaria. Tra i lavori esposti si segnalano Autel
de lumière
(1999), un altare costituito da una sedia e da una vasca da bagno ricoperte da
candele, e Un village sans frontières (2000), minuscole case di candele, realizzate con sedie
provenienti da diversi paesi, a esorcizzare il male del mondo attraverso una
ritualità magica.
tiziana conti
mostra visitata il 25 febbraio 2010
dal 24 febbraio al 23 maggio 2010
Keep your
seat
a cura di Danilo Eccher e Maria Cristina Didero
GAM – Galleria d’Arte Moderna e
contemporanea
Via Magenta 31 (zona Politecnico) – 10128 Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; giovedì ore 10-22 (la biglietteria
chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6; gratuito il primo martedì del mese
Catalogo Electa
Info: tel. +39 0114429518; fax +39 0114429550; gam@fondazionetorinomusei.it; www.gamtorino.it
[exibart]