I paesaggi invernali hanno sempre abitato le opere di artisti d’ogni tempo, trasponendosi in luminescenze di ombre e luci, divenendo narrazioni fiabesche.
Il linguaggio di
Alessandro Bazan (Palermo, 1966) è però carico di realismo, tagliente ed energico. L’artista siciliano descrive una quotidianità dominata dall’individualismo, dove la neve non fa che rimarcare la solitudine. Lo si evince in opere come
Third, in cui la notte crea contrasti col bianco della neve, allo stesso modo nel quale la coppia stretta in un abbraccio stride a fianco dell’uomo solo, che osserva in lontananza.
La serie
Nevenera è intimamente legata a questi elementi. In
Nevenera 2, una donna è ritratta nuda in un paesaggio gelido: l’unico accessorio che indossa sono un paio di calzature. In
Nevenera 3, un uomo solitario getta sassi in un lago ghiacciato, dando vita a cerchi nell’acqua. Struggente anche
Marvin Ice, nel quale le figure stilizzate e allungate e i volti appena abbozzati rappresentano una drammatica realtà.
Di
Francesca Forcella (Atri, Teramo, 1974; vive a Torino) sorprendono invece i particolari paesaggi, caratterizzati da insolite baite deformate che si accasciano le une vicine alle altre, strette fra conche bianche e innevate. Case che, nelle loro pieghe, diventano quasi dei volti, muri spogli che parlano di tempo trascorso, accanto ad alberi stilizzati, sottili, striati di nero, come lo sfondo dei monti che contrasta con il candore silenzioso e ovattato.
In uno dei lavori – tutti
Senza titolo -, accanto ad alcuni pini scorre un filo con alcune luci che rievocano il Natale, forse trascorso e lontano. Da un’altra tela, di grandi dimensioni, emerge un ambiente montano estremamente seducente: su un lato compare uno chalet coperto di neve; una luce s’intravede dalla finestra, come un fuoco in grado di scaldare nel gelido manto dell’inverno.
Nelle opere di entrambi gli artisti emerge un acuto sentimento di nostalgia, una sorta di depressione caratterizzante il periodo delle feste natalizie. Per descrivere appieno l’umore che emerge da questa mostra “d’occasione” niente pare più appropriato dei versi della poetessa Maria Luisa Spaziani: “
Natale non è altro che questo immenso silenzio che dilaga per le strade, dove platani ciechi ridono con la neve, altro non è che fondere a distanza le nostre solitudini, stendere nella notte un ponte d’oro”.