Definire quello di Archival Loot un allestimento inusuale può apparire un paradosso. Una parte dei lavori di Zoë Mendelson (Londra, 1976) sono infatti racchiusi in leggere ed equilibrate teche di vetro e legno verniciate di bianco, nella più tradizionale concezione museale di conservazione dei beni artistici. Un contenitore modesto e lineare all’apparenza, che invita l’osservatore ad avvicinarsi con candore e che, una volta catturata l’attenzione di questi, ne rivela un contenuto inatteso.
Cocci di ceramica, tazzine frantumate con decori classici e austeri consentono la fuoriuscita di una traccia bianca che si allarga di fronte agli occhi dello spettatore in una circoscritta miriade di intrecci di natura botanica, pistilli e germogli che si avviluppano e si schiudono accanto a delicate orchidee, simbolo per eccellenza dell’intimità femminile, a cui ogni rimando è tutto fuorché celato.
La brillantezza dei colori di questi soggetti esalta la linearità; l’utilizzo della sola matita delinea sagome femminili senza profondità, ma eleganti, colte nell’estasi del sogno erotico, che l’artista libera e sviluppa in più varianti. Un disegno dal tratto continuo che si succede in rapide volute, frastagliato e ricco di dettagli, che ama soffermarsi nella descrizione di sofisticati elementi d’arredo, ricchi di pennacchi e particolari decorativi che avvicinano l’eclettico gusto vittoriano a quello orientale, più misterioso e sofisticato.
La fantasia di Mendelson ricrea suggestioni capaci di evocare la magia scenografica di un regista visionario come Baz Luhrmann, con la stessa attenzione per il dettaglio e per la ricchezza delle decorazioni, al fine di ricreare atmosfere di sapore surreale calate in tempi e spazi di gusto sapientemente eclettico. Dal neogotico al rococò, dall’asiatico all’orientale; stili che rivelano un forte interesse per l’uso di ricchi materiali e soluzioni grottesche. L’artista, come suggerisce il titolo, “saccheggia” la storia e contraddice i luoghi comuni che interpretano lo stile di un’epoca.
L’arredo per Mendelson da oggetto dell’opera diventa soggetto quando, intervenendo sulle linee semplici e severe di una particolare cassettiera dalla struttura piramidale, decide di offrire un omaggio alla storia di Henrietta Howard, amante di Carlo II. Questo lavoro, intitolato Lady in Waiting, è stato presentato per la prima volta nel 2002 accanto al letto di Henrietta nella casa di Richmond dove si era rifugiata stanca degli scandali di corte. La base bianca sulla quale si celano i disegni all’interno dei cassetti continua a colare sul fronte del mobile, quasi a suggerire la difficoltà di nascondere l’intimità delle relazioni esposte al giudizio sociale e il desiderio di conservare una dimensione quasi infantile delle emozioni. Che vengono interpretate dall’artista attraverso la limpidezza del colore e l’ingenuità del tratto.
barbara reale
mostra visitata il 13 febbraio 2007
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