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fino al 24.IX.2006 | Sol LeWitt – Mario Merz | Torino, Fondazione Merz

di - 11 Aprile 2006

Faccia a faccia. Fianco a fianco. Due Grandi Vecchi dell’arte contemporanea tornano ad incrociarsi dopo poco più di vent’anni dal loro ultimo confronto, consumatosi alla Galleria Pieroni di Roma e commentato da Tommaso Trini. Ma qualcosa nel frattempo è cambiato. La morte, sopraggiunta nel novembre 2003, ha privato di Mario Merz (Milano, 1925) uomo, ma non della sua potenza di artista. Dell’infaticabile demiurgo di flussi energetici, da condensare all’interno di un contenitore tanto capace come quello dell’Arte Povera. Dove la sua aura ha avuto modo di sprigionarsi a dovere, a partire dalla fondamentale esposizione bernese del 1969, When attitudes become form, curata da Harald Szeeman. Teatro del fatale incontro con quel Sol LeWitt (Hartford, Connecticut, Usa, 1928), codificatore nel 1967 del Concettuale con i suoi Paragraphs on Conceptual Art, oggi protagonista di questo primo interfacciarsi con le opere di Merz, proprio nella sua casa.
Un confronto prima di tutto tra due amici di vecchia data, nonché un primo gradino sulla scala degli obiettivi della Fondazione, voluta dall’artista stesso e dalla figlia Beatrice, per conservare il Fondo Merz ed esporne la collezione permanente a rotazione, ma anche per aprirsi al dialogo con altre visioni artistiche.
LeWitt presenta due wall drawings, di cui uno storico e uno completamente ex novo, realizzati da giovani e volenterosi esecutori della partitura visiva, pensata a priori dal Maestro. Con la supervisione di due tra i suoi dieci assistenti ufficiali -un giapponese e un olandese- sparsi per il mondo in attesa di concretizzarne l’Idea. Quello risalente al 1971 (Wall Drawing 111) si presenta in una posizione un po’ defilata, quasi negli interstizi del candido loft, sacrificando un po’ la veduta d’insieme del crescente intensificarsi di linee rette.

Che, intersecandosi in maniera sempre più decisa, sembrano dinamicamente ruotare in direzione del Coccodrillo Fibonacci (1989), posto sulla parete a fianco. Una Serie -quella numerica- alla quale quest’opera di LeWitt si ispira direttamente. A perenne ricordo di un magnifico viaggio in Italia, intrapreso in compagnia di Mario, Marisa e Beatrice negli Anni Settanta. E in omaggio alla merziana intuizione di un ordine, di un costante divenire, di un “disegno” sotteso al proliferare di forme organiche.
L’altro lavoro (Wall Drawing 1203, 2006) riprende il cromatismo del bianco e nero, esasperandone i toni attraverso un armonioso originarsi di pieni e vuoti a seconda dell’incidenza luminosa. Il tutto a partire da equilibrate combinazioni di curve, distribuite lungo l’intera superficie. Nuovamente a confronto con un’installazione di Merz, mai più esposta per intero dal momento della sua ideazione a Berlino nel 1974. Si tratta di Auf dem tisch…, nella quale si vedono i suoi moduli ricorrenti, il tavolo (triangolare) e l’igloo (di vetri rotti), compenetrarsi perfettamente. Ecco pertanto compiersi la seconda parte del progetto caro alla Fondazione: un nuovo allestimento di lavori dell’artista poverista, a parziale rinnovo di quelli già in mostra da un anno a questa parte.

Una mostra in progress, che il 28 aprile si doterà di circa quaranta libri d’artista -di Merz e dell’amico LeWitt- consultabili dai visitatori. Cavalcando così l’onda delle numerosissime iniziative che dal 23 aprile per un anno esatto si susseguiranno a celebrare una Torino Caput Mundi (del Libro), insieme a Roma.

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Sol LeWitt – Mario Merz – Prima mostra “a confronto”
Torino, Fondazione Merz, via Limone 24 (zona Borgo San Paolo)
Orari di visita: da martedì a domenica 11-19
Ingresso: intero: € 5,00; ridotto: € 3,50 (studenti, disabili, gruppi organizzati min. 10 persone); gratuito: bambini fino a 10 anni, maggiori di 65 anni e ogni prima domenica del mese – Per informazioni: tel. 011 19719437; www.fondazionemerz.orginfo@fondazionemerz.org
Durante il periodo di mostra il Dipartimento Educativo della Fondazione Merz realizzerà specifici laboratori didattici, coordinati da Mario Petriccione


[exibart]

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