Originario di Gorizia, Spazzapan si trasferisce a Torino entrando in contatto con il Gruppo dei Sei e diventando a tutti gli effetti un personaggio rilevante del panorama artistico piemontese. Al suo animo istintivo e ribelle, nonché alla sua capacità di eguagliare con la vita l’audacia dell’arte, è dedicata la mostra realizzata presso la Galleria Narciso. Il noto Spazza, così soprannominato con affetto dai suoi estimatori, aderisce con entusiasmo ai principi caratterizzanti l’espressionismo austriaco e tedesco: immune al fascino stilistico dell’impressionismo, che invece aveva catturato la compagine dei Sei, si accosta inoltre con vivo e mai sazio interesse a cubismo, futurismo e nuovo realismo. Personaggio noto per estrosità ed irruenza, smuove con il suo lavoro le acque paludose del formalismo, dando libero sfogo al gusto per la trasgressione e alla sua fame di evasione stilistica; ciò che maggiormente caratterizzerà la sua attività sarà l’attrazione verso l’esteriorizzazione psicologica.
Gli aneddoti riguardo il tumultuoso percorso artistico di Spazzapan si sprecano: i racconti del suo trascorrere nella soffitta di C.so Giulio Cesare si accavallano, ad esempio, al ricordo dei noti contrasti tra lui e F. Casorati – dissidi che negli anni diverranno emblema dell’inconciliabilità di raziocinio ed estro fantastico. Tra le opere esposte in questa occasione è presente una sola scultura dell’artista, a ricordarci la sua viva passione per quest’arte: “Volto, caricatura” del 1925 rappresenta, tra l’altro, una delle pochissime sculture risalenti al periodo della sua formazione giovanile ancora esistenti. Per Spazzapan il caos dei pensieri si fa carburante per un’attività energica e mirata: linee marcate e scattanti formano figure solo apparentemente confuse in “Cavalli e cavalieri in battaglia” o ancora in “Confidenze”. Pennellate nervose lasciano solchi immaginari di colore vivace, testimoniando un voluto disordine rigoroso, in “Gli apostoli” (1948). Tra i paesaggi più quieti e morbidi da citare “Canale Michelotti” del 1935, “Barche sul Po vicino al ponte” e “Barche ormeggiate sul fiume”, entrambi del 1938. La sua ultima fase pittorica, relativa agli anni cinquanta, è caratterizzata da una marcata propensione al linguaggio informale che però non verrà ulteriormente approfondita a causa della sua morte improvvisa nel 1958.
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